In tanti scelgono di acquistare prodotti biologici al posto di quelli non BIO spendendo molto di più. Ma siamo sicuri che questi alimenti siano migliori?
Ne abbiamo parlato con la nutrizionista Renata Alleva del comitato scientifico ISDE ITALIA.
Quando andiamo a fare la spesa cerchiamo di selezionare sempre i prodotti migliori. A guidarci nella scelta le etichette e le tabelle nutrizionali, ma molto spesso optiamo per frutta, verdura e carne biologica. Cosa si intende per ‘cibo biologico’? “Si intendono tutti quegli alimenti vegetali o animali – spiega a Today la nutrizionista Renata Alleva, del comitato scientifico ISDE ITALIA (International Society of Doctors for the Environment) – prodotti con l’agricoltura biologica e con allevamento biologico che seguono disciplinari ben precisi. L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione che esclude nelle varie fasi di produzione l’utilizzo di pesticidi di sintesi e organismi geneticamente modificati (OGM). L’allevamento biologico prevede il rispetto di norme rigorose per il rispetto del benessere animale. Nell’allevamento BIO gli animali hanno libero accesso a pascoli e spazi aperti, il numero di capi è adeguato allo spazio disponibile, e non si utilizzano ormoni stimolanti della crescita ne antibiotici preventivi. Gli animali si nutrono unicamente di mangimi biologici e possono pascolare su terreni coltivati in agricoltura biologica”.
Dott.ssa Alleva, come si fa riconoscere un prodotto biologico?
“Basta leggere l’etichetta, se parliamo di prodotti confezionati. Quella dei prodotti biologici riporta il marchio con logo a foglia verde in cui compaiono le sigle IT o UE per distinguere un prodotto di origine italiana da quelli di origine europea”.
Perchè i prodotti biologici hanno un costo più elevato?
“Il tema del costo è molto complesso. Ad oggi il costo del BIO è più elevato perchè lo compariamo a quello non biologico, che segue quello di mercato. Tuttavia, dietro gli “apparenti” costi più bassi dei prodotti coltivati con pesticidi, in realtà si nasconde un costo elevatissimo in termini ambientali: va ricordato che sia l’agricoltura intensiva che gli allevamenti intensivi sono causa di un diffuso inquinamento di aria e acqua, basti ricordare i dati ISPRA sull’inquinamento da pesticidi delle acque superficiali e profonde e la quantità di Co2 prodotta da allevamenti intensivi e gli effetti serra. La desertificazione dei suoli, i cambi climatici, e il fenomeno dell’antibiotico resistenza che oggi è causa di 10000 morti l’anno solo in Italia sono i costi nascosti di un cibo prodotto in modo convenzionale. In futuro quindi sarà cruciale poter impostare un prezzo più basso tenendo conto di questi molteplici aspetti e impostare filiere agroalimentari del bio che garantiscano sia la giusta remunerazione per il produttore che un prezzo accessibile a tutti i fruitori”.
Qual è la differenza tra alimenti biologici e a km zero?
“Gli alimenti a km 0 sono prodotti nel territorio in cui si vive: offrono il vantaggio che non dovendo percorrere troppi chilometri per il trasporto, giungono all’acquirente più freschi e soprattutto possono avere varietà tipiche della zona di produzione, tuttavia questo non esclude che siano coltivati con pesticidi o allevati in modo intensivo”.
Quali danni può causare all’organismo l’esposizione ai pesticidi?
“I pesticidi di sintesi sono sostanze chimiche genotossiche (danneggiano il DNA), cancerogene neurotossiche e spesso dotate della capacità di interferire con i nostri ormoni, per cui i danni che possono causare sono davvero un ampio spettro di patologie. Sono tanti gli studi scientifici che confermano un aumento del rischio di tumori, patologie neurodegenerative, ma anche del neurosviluppo. Ricordo che il clorpirifos, insetticida riconosciuto genotossico e neurotossico, è stato bandito nel 2020 da EFSA proprio perche’ riconosciuto pericoloso per i bambini: l’esposizione in età fetale a questo insetticida aumentava il rischio di disturbi dello spettro autistico e una diminuzione del QI”.
I prodotti biologici dovrebbe avere meno residui di pesticidi e migliori proprietà nutrizionali rispetto a quelli convenzionali. E’ realmente così per tutti i prodotti con certificazione BIO?
“Questo è un aspetto assai difficile da dibattere. Gli studi comparativi sono complessi per la difficoltà di raccolta dei dati e per la variabilità che si può avere per lo stesso prodotto tra un anno e l’altro, in quanto la composizione ovviamente è soggetta a variabilità nei contenuti dettati dal clima, dal suolo e dalla stagione più o meno piovosa. Tuttavia una delle revisioni sistematiche più citata in ambito scientifico, che analizza i dati di 343 lavori scientifici internazionali, afferma che i prodotti bio sono sostanzialmente più sicuri per la contaminazione del cadmio, ma anche che contengono dal 20 al 60% in più di polifenoli e antiossidanti. Stessa cosa vale per i prodotti animali dove e’ stato documentato un miglior contenuto di omega 3 nelle carni Bio rispetto a quelle di allevamento convenzionale”.
In definitiva possiamo dire che i prodotti biologici sono migliori di quelli convenzionali?
“Certamente sì. Sono più sicuri, perchè privi di residui tossici o antibiotici, con un impatto ambientale minore rispetto ai convenzionali. Sebbene ancora migliorabile per molti aspetti, l’agricoltura biologica ha il grande pregio di rispettare la biodiversità ambientale, di mantenere un suolo ricco di massa organica (microbiota del terreno) e di non spargere nell’ambiente pesticidi di sintesi che sono inquinanti persistenti e pericolosi che restano nella matrice ambientale per decenni”.
Qualche consiglio per una spesa sana e consapevole?
“Da nutrizionista parto dal presupposto che una dieta per definirsi sana deve apportare più nutrienti e meno contaminanti possibile e basarsi su prodotti freschi, verdure, frutta, formaggi, uova che possiamo acquistare sia nei punti vendita biologici, ma anche utilizzando i gruppi di acquisto o rivolgendoci direttamente ai produttori. Qui distinguiamo l’azienda, in base alla certificazione BIO. Per quello che riguarda prodotti confezionati, è bene controllare il marchio BIO della foglia verde e leggere la sigla sul marchio per capire se l’alimento è prodotto in Italia, Europa o in paesi extra-europei (in base alle sigle IT, EU o non-EU). Senza nulla togliere al resto del mondo, io preferisco ove possibile, prediligere prodotti italiani. Ridurre sensibilmente i prodotti confezionati e trasformati: in quanto, sebbene biologici, spesso potrebbero comunque essere troppo ricchi di zuccheri o di grassi, e quindi mi piace sottolineare che BIO è indice di una virtuosa modalità di produzione, ma bisogna sempre poi verificare la composizione dei prodotti in termini di apporti di zucchero e sale, se parliamo di biscotti o snack salati”.