I rincari più forti sono quelli dei dentisti, che a causa dei forti aumenti dei costi dei materiali che impiegano, hanno rialzato i loro listini anche del 30/40%. Visite e accertamenti diagnostici effettuati presso strutture private, innanzitutto allo scopo di tagliare i tempi di attesa della sanità pubblica, sono invece rincarati in media del 25%. Più care del 10/20% anche le visite intramoenia effettuate dai medici ospedalieri pubblici in forma privata ed i farmaci a pagamento i cui prezzi in media sono saliti del 10%. Su 168 miliardi di spesa sanitaria, ultimo dato certificato dall’Istat riferito al 2021, i tre quarti sono a carico del Servizio sanitario nazionale, mentre una quota del 21,8% è direttamente a carico delle famiglie e pesa per ben 36,5 miliardi di euro, di cui ben 13,3 destinati ad assistenza ambulatoriale per cure e riabilitazioni.
Visite. Consulto più ecografia +44,4%
Lo stipendio dei medici pubblici è fermo al 15-18, non siamo ai tempi della prima guerra mondiale ma a 5 anni fa, quando venne firmato l’ultimo contratto, mentre l’inflazione galoppa da quasi due anni. Così in molti hanno ritoccato in su il loro tariffario. Anche quello delle visite in «intramoenia», ossia fatte privatamente negli ambulatori dell’ospedale. Dall’inizio dell’anno i tariffari dei camici bianchi sono saliti in media di un 20%, ma con grosse differenze tra una specialità e l’altra. Per una visita ortopedica si paga il 25% in più, che significa passare in media da 160 a 200 euro. Va peggio se il medico deve completare la visita con una ecografia, il cui costo balza da 90 a 130 euro per un aumento pari al 44,4%. Le gettonatissime visite ginecologiche private da 110 passano a 130 euro (+18,2%) mentre per una prima visita chirurgica generale se prima ci volevano 180 euro ora ne occorrono 200 (+11,1%). Una visita chirurgica di controllo sale da 130 a 150 euro (+15,4%), mentre va meglio quando si va dall’oculista che se prima chiedeva 108 euro ora ne vuole 10 in più, pari a un aumento del 9,2%. Ma anche qui, informa il Crea-Sanità, c’è una grande variabilità dei prezzi a seconda della regione, con i 97,1 euro di una prima visita in Puglia che balzano a 144,6 in Veneto, mentre le liste di attesa nel pubblico sono bibliche ovunque. E poi ci sono i 2 miliardi spesi per occhiali e lenti. Un mercato cresciuto del 23,2% in un anno. In parte per le maggiori vendite. Ma in parte anche per l’aumento dei prezzi.
Ricoveri. Sino a 1.300 euro per un giorno in clinica
Molti di coloro che varcano la soglia di una clinica privata per farsi ricoverare hanno le spalle coperte da un’assicurazione o da un fondo sanitario integrativo. Per chi questa copertura non ce l’ha il salasso però è garantito. Perché un conto sono le tariffe che il privato incamera quando opera per conto del servizio sanitario pubblico, un altro quando a passare alla cassa è l’assistito. Le differenze le ha evidenziate recentemente l’Anaao, il più rappresentativo sindacato dei medici ospedalieri. Le tariffe rimborsate dal pubblico variano da regione a regione, ma si va da 250 euro per i ricoveri ordinari, 700 per quelli in sub-intensiva e 1.100 della terapia intensiva dell’Emilia Romagna ai 1.700 sempre per l’intensiva in Toscana. Nel privato invece il costo della giornata di degenza varia da 422 a 1.278 euro al giorno, ma poi ci sono da aggiungere molti altri costi. Ad esempio 1.200 l’ora per la sala operatoria più dai 3 ai 10 mila euro di parcella per il chirurgo, 600 euro aggiuntivi al giorno se la degenza la si fa in un reparto chirurgico mentre per una colecistectomia semplice eseguita in via laparoscopica si spendono 3.300 euro. Per tac, risonanze, ecografie e gli altri accertamenti diagnostici le tariffe e gli aumenti variano molto da struttura a struttura. Ma come vadano le cose ce lo fa capire il Centro Santagostino, gruppo da 50 milioni di fatturato, con sedi in varie regioni d’Italia che ha aumentato le tariffe del 25%, passando le ecografie da 65 a 77 euro.
Farmaci. In sette mesi +10,4% tutta la Fascia C
Il prezzo dei medicinali più diffusi di Fascia C , quelli a totale carico dell’assistito, a inizio anno è aumentato in media dal 10,4%, secondo uno studio condotto da Fpress, ente specializzato nel mercato farmaceutico. Secondo la ricerca il rincaro più alto ha interessato il farmaco Tadalafil, ossia il generico del Cialis, la cui confezione da quattro compresse di 10 mg è passata da circa 23 euro a 57, con un incremento di quasi il 149%. La confezione da quattro compresse del Sildenafil Zentiva, fratello del Cialis, ha invece registrato un raddoppio, passando a 12 a 24 euro. Pesanti rincari anche per i medicinali contro patologie gravi. Il Dantrium, usato contro l’ipermetabolismo fulminante, nella confezione da 36 flaconi costa ben 168,8 euro in più. In aumento anche i costi dei farmaci di uso più comune, come la Tachipirina iniettabile, che nella confezione da 7 flaconcini è passata da 78,54 a 87,96 euro, con un rincaro del 12%. L’antidolorifico Toradol nella scatola con 10 pillole da 10 mg è passato da 13,40 a 14,20 euro. Il Muscoril, utilizzato per curare lombosciatalgie, nevralgie e altre patologie, ha raggiunto i 19,85 euro. Il prezzo dei farmaci da banco senza ricetta, come Aspirina, Voltaren o Buscopan, è aumentato in media del 5,1 per cento. Ci si può consolare sapendo che gli aumenti dei prezzi sono regolamentati dalla legge «537» del 1993, che li consente solo all’inizio di ogni anno dispari. Come dire che fino al 2025 non dovremmo avere nuove brutte sorprese.
Dentisti. Il “caro poltrona” arriva a +30/40%
Farmaci a parte la spesa privata più pesante per gli italiani è quella da sostenere quando ci si alza dalla poltrona del dentista, dove ogni anno su reca un cittadino su 10, lasciando complessivamente qualcosa come 8 miliardi di euro. Negli anni passati il dilagare sul mercato dei grandi gruppi proprietari di catene di studi odontoiatrici ha permesso un raffreddamento dei prezzi. Ma dallo scorso anno l’aumento delle materie prime, salite di un 9%, unito a quello delle bollette ha spinto tra il 40 e il 30% dei dentisti a rivedere verso l’alto le tariffe per compensare le maggiori spese, sostenute anche per mettere in sicurezza gli ambulatori odontoiatrici rispetto alla minaccia del Covid. Fatto sta che saranno gli aumenti registrati in parte degli studi, sarà che in molti si sono riavvicinati al dentista dopo la grande paura del Covid, ma secondo l’Istat già nel 2021 la spesa delle famiglie italiane per le cure odontoiatriche è salita del 22% rispetto al 2020. Così l’esborso medio è passato da 276 a 338 euro. E che non si tratti solo di recupero delle cure interrotte lo indica un altro dato: il più 11% di spesa anche rispetto al 2019, ossia prima della pandemia. Con gli esborsi in aumento cresce però anche il ricorso al Buy now pay later, ossia il vecchio compra ora e paghi dopo del pagamento rateale, senza però interessi e commissioni. Un modo per diluire la stangata a cui, secondo i numeri dell’Osservatorio Compass, ha fatto ricorso il 23% degli italiani che ha fatto visita al dentista.
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