Essere o non essere”. Con una frase di shakespeariana memoria la Regione Veneto riapre la partita dei direttori generali. E in campo questa volta ci mette pure i pensionati. La delibera è un atto dovuto perché, per legge, dopo il lutto che ha colpito l’Usl 1 con la morte del suo dg Maria Grazia Carraro, il posto risulta vacante.
Giuseppe Dal Ben (Azienda ospedaliera di Padova) ha per ora il timone dell’Usl bellunese, ma – nonostante l’immenso lavoro del manager trevigiano in servizio alla città del Santo – la situazione deve essere normata.
Ma torniamo a Shakespeare. Con la nuova delibera, pubblicata nel bollettino ufficiale della Regione Veneto il 14 luglio, si apre un bando nuovo che presenta delle differenze rispetto a quello del 2020.
Inezie semantiche per i più, modifiche sostanziali per gli occhi più attenti. Se i candidati al ruolo di dg nel 2020 dovevano dichiarare di «non essere lavoratori già collocati in quiescenza», nel nuovo bando fresco di stampa cambia tutto: devono dichiarare di «essere/non essere lavoratoti collocati in quiescenza». Ecco qua la novità. E c’è chi l’ha già definito bando salva dg in pensione. E il motivo è presto detto.
Non più tardi di qualche mese fa nella sanità veneta si sollevò un polverone che coinvolse ben 4 manager (Giuseppe Dal Ben, Giusy Bonavina dell’Usl 8 Berica, Francesco Benazzi dell’Usl 2 Marca trevigiana ed Edgardo Contato dell’Usl 3 Serenissima) che al tempo della nomina era lavoratori a tempo pieno, ma che poi sono andati in pensione. Un problema che in altre regioni ha scomodato la Corte dei Conti perché al trattamento economico riservato ai manager della sanità andava a sommarsi la pensione.
La Regione Veneto, con un parere legale, ha messo tutti a tacere, sostenendo che è tutto in regola. Ma, è un dato di fatto, questi direttori generali sono in pensione. Quindi il bando è stato cambiato per non perdere queste quattro colonne su cui poggia la sanità veneta? Se così fosse ci sarebbe aria di conferme dopo le verifiche di metà mandato.
Un tempo erano solo i bilanci e i risultati a far tremare le poltrone, ora ci si mette pure la data impressa sulle carte di identità. Resterà tuttavia deluso chi pensa a un terremoto di mezza estate. Le operazioni di selezione dei nuovi (o vecchi) direttori generali andranno avanti a lungo. Non se ne parla prima di fine 2023, quando la commissione composta da un esperto della Regione Veneto, uno dell’Agenas e uno dell’Università avrà terminato tutti i colloqui e presentato la rosa dei candidati al presidente della Regione Luca Zaia.
E a quel tempo è possibile che la Corte dei Conti abbia definitivamente messo la parola fine alla querelle relativa al doppio compenso (stipendio più pensione). È certo, però, che i vertici della Regione Veneto sono sicuri che i manager pensionati possano svolgere il ruolo di direttore generale, visto che, nero su bianco, chiedono ai candidati di dichiarare se sono o meno in quiescenza.
Ovviamente non poteva essere finita qui. Di fatto il nuovo bando apre la possibilità a tutti i pensionati di aspirare alla poltrona di direttore generale. Non in questa tornata ovviamente, visto che si può presentare la candidatura se e solo se si fa parte dell’Albo degli idonei, recentemente aggiornato.
Ma tra due anni, sic rebus stantibus, qualcuno potrebbe anche decidere di ritornare in partita e rimettersi in gioco. Qualche mostro sacro che ha dovuto lasciare la poltrona a 65 anni, potrebbe decidere di lasciare la sanità privata (lesta a riportare al lavoro i manager) per rimettersi a servizio della sanità pubblica.
La Nuova Venezia