Brusaferro agli sgoccioli
La prima decisione da prendere riguarda l’Istituto superiore di sanità. Quello di presidente è un ruolo di alto prestigio e anche operativo. Silvio Brusaferro scade il 24 luglio e per evitare la riconferma di uno degli scienziati invisi a una certa destra, nell’interpello, cioè l’atto con il quale il ministero invita i candidarsi a farsi avanti, c’è una trappola. Si richiede infatti anche una “dichiarazione di non avere procedimenti penali in corso a proprio carico”, oltre a quella canonica di non aver avuto condanne. E visto che il professore friulano è indagato nell’inchiesta di Bergamo sulle prime fasi del Covid, teoricamente non potrebbe presentarsi. In realtà lui, insieme a un’altra quindicina di persone, ha comunque partecipato all’interpello. Tra coloro che si giocano l’incarico con buone chance ci sarebbe Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di malattie infettive dello stesso istituto, ma anche Rocco Bellantone, chirurgo ed endocrinologo ordinario al Gemelli. Il suo è un nome che circola sempre quando ci sono da fare nomine nella sanità. Ma avrebbe delle carte da giocare anche Ferdinando Romano, oggi direttore della Asl dell’Aquila e tecnico con buoni rapporti nel centrodestra.
Candidato unico all’Aifa
L’Aifa vive una fase difficilissima. L’attività va a rilento in attesa che venga approvata la riforma, annunciata dal governo ormai da mesi, destinata a cambiare faccia all’agenzia che stabilisce quali farmaci si possono usare in Italia e a quale prezzo. La tensione è alta e di recente ci sono state anche dimissioni dalla Commissione tecnico scientifica(Cts). Il direttore generale in carica durante il Covid, Nicola Magrini, è stato allontanato in base allo spoils system già a gennaio e da allora c’è una sostituta, Anna Rosa Marra. Dopo la riforma. il direttore non esisterà più ma a guidare l’agenzia resterà il solo presidente. E chi copre oggi questo incarico sta lavorando da tempo per essere confermato. Giorgio Palù, già ordinario di microbiologia e virologia di Padova considerato in quota Lega, sembra proprio destinato a succedere a se stesso. Poco importa, visto che anche Fratelli d’Italia sarebbe d’accordo nella conferma, che a gennaio compia 75 anni. E poco importa se ogni tanto fa uscite un po’ così. Come quando ha sostenuto che l’idrossiclorochina funzionava contro il Covid malgrado il parere contrario di tutte le agenzie regolatorie, compreso la sua.
Le mire di Vaia
Del resto la questione età non sembra molto considerata per le nomine. È il caso di quello che sta per succedere in una delle due direzioni generali del ministero che cambieranno a breve. Per la prevenzione, fino a maggio guidata da Gianni Rezza, infettivologo che è andato in pensione, in pole position c’è Francesco Vaia. I due sono nati nello stesso anno, il 1954. Vaia è convinto di farcela. È stato un uomo forte nella sanità del Lazio di sinistra, guidato da Nicola Zingaretti. Malgrado una condanna in giudicato per corruzione, l’allora assessore Alessio D’Amato, un tempo suo acerrimo nemico, lo ha messo alla guida dello Spallanzani. Vaia però è versatile e gode di ottime entrature nella destra, forse perché durante il Covid aveva un approccio molto tranquillizzante. Con lui se la giocano altri tecnici, come Francesco Bevere, cavallo di ritorno del ministero e pure ex direttore di Agenas, l’agenzia sanitaria delle Regioni, ma anche Francesca Russo, che guida la prevenzione del Veneto. Anche Ferdinando Romano sarebbe in gioco.
Dalla Cattolica al ministero
Sempre al ministero — dove potrebbe già lasciare il capo di Gabinetto scelto da Schillaci cioè Arnaldo Morace Pinelli — è atteso il cambiamento di una delle direzioni più importanti, quella della Programmazione. La guida Stefano Lorusso, che in questi mesi ha ottenuto importanti risultati come i nuovi Lea ma che sconta il fatto di essere stato indicato da Roberto Speranza. Sembra praticamente certo il suo sostituto: Americo Cicchetti, attuale direttore dell’Altems, scuola di economia e management sanitario, dell’Università Cattolica.
L’addio di Locatelli
Infine non manca molto alla conclusione dell’incarico dell’oncoematologo Franco Locatelli come presidente del Consiglio superiore di sanità, organo di prestigio ma comunque consultivo. Schillaci sta preparando la riorganizzazione del suo dicastero, dove verranno tra l’altro creati quattro dipartimenti. Quando sarà approvata decadranno tutti gli incarichi, compreso appunto quello del Consiglio. Chi arriverà dopo l’oncologo? Matteo Bassetti, infettivologo di Genova ci spera. Ma questa volta sottotraccia, senza esporsi troppo come successo in passato per altri incarichi.