È un day after pieno di polemiche quello che ieri ha travolto la Card contro il caro-spesa appena varata dal Governo. Critiche a raffica sono arrivate da sindacati e opposizione per l’esiguità del contributo, mentre molte contraddizioni sono emerse ad una attenta lettura dei meccanismi di funzionamento del bonus da 382 euro di cui beneficeranno 1,3 milioni di famiglie composte da almeno tre persone, con reddito Isee non superiore a 15mila euro.
Proprio sui requisiti sorgono le prime perplessità. «Con moglie e figlio a carico e nessuna casa intestata 15mila euro di Isee equivalgono a circa 30mila euro di reddito Irpef», spiega il tributarista Gianluca Timpone. Mentre resta escluso dal beneficio chi possiede un reddito tra i 490 e i 9.360 euro l’anno, ossia come specificano le Faq del ministero dell’Agricoltura, i percettori di: reddito di cittadinanza o di inclusione, Naspi e indennità sociale di disoccupazione per i collaboratori, indennità di mobilità, fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito, cassa integrazione e qualsiasi altra forma di integrazione salariale. Non solo, ai fini dell’assegnazione della card fa fede la “dichiarazione sostitutiva unica”, che si presenta quando si richiede l’Isee. «Solo che in caso di dichiarazione infedele intanto si beneficia del contributo per qualche anno, poi quando il fisco se ne accorge la si fa spesso franca non possedendo beni aggredibili», spiega sempre Timpone.
L’altra contraddizione l’ha evidenziata l’economista e deputata Pd, Maria Cecilia Guerra, pubblicando in un tweet l’allegato con l’elenco dei beni di prima necessità acquistabili con la carta. Sì al pesce fresco che con 3-4 acquisti da solo si mangia già tutto il bonus, ma non quello a surgelato, molto più economico. Sì allo zucchero ma non al sale. Carta valida per caffè, te e camomilla ma non per le tisane, va bene il miele ma non le marmellate. Esclusi farmaci e alcolici. Ma qui sorge un altro problema, per ammissione dello stesso Titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: quello dei controlli. «Non possiamo mica mettere su il grande fratello», ha affermato presentando “Dedicata a te” e affidandosi al senso di responsabilità dei beneficiari e alla buona volontà degli esercenti. Il problema però è che – come spiegano dal suo ministero – se acquisti un bene non alimentare, come le sigarette, la carta al momento di pagare si blocca, ma se si compra una bottiglia di whysky o comunque un bene alimentare non compreso nell’elenco il pagamento va a buon fine e non sarà certo il cassiere del supermercato a bloccare la fila consultando la lista dei beni rimborsabili.
Dubbi anche sul meccanismo dello sconto, perché i possessori della Card potranno usufruire di un ulteriore taglio del 15% del prezzo, ma solo sui prodotti già in promozione. Quindi o sei fortunato e sommando i due sconti te ne vai pagando magari la metà, oppure decurti dalla carta il prezzo pieno di listino.
Detto ciò resta la grana del finanziamento, a cui ha fatto cenno martedì il ministro dell’Economia Giorgetti. Perché i 500 milioni stanziati per quest’anno dalla legge di bilancio serviranno a coprire il bonus solo da luglio in poi, quindi per sei mesi. Il prossimo anno per prorogare la Card servirà dunque ben un miliardo, che non sarà facile reperire, salvo non voler restringere la platea dei beneficiari o ridurre l’importo di “Dedicata a te”.
Che già così ha attirato una marea di critiche tra le opposizioni e non solo. Di «grande presa in giro» e di «strumento escludente anziani, percettori di reddito di cittadinanza, comuni e servizi sociali» ha parlato la leader del Pd Elly Schlein, mentre per il presidente dei pentastellati Giuseppe Conte «la social card è una mancetta, una vergogna». «Un tampone» la definisce il presidente dell’Ordine degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, che lamenta la totale assenza dei servizi, «che al massimo devono fare controlli sui beneficiari indicati dall’Inps». Pollice alzato invece da Confagricoltura, che come Confcommercio vede nella misura uno strumento «che può portare al rilancio dei consumi». —