Al tavolo, al quale ha partecipato anche il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, l’esecutivo non è stato dunque ancora in grado di chiarire gli spazi di finanza pubblica utilizzabili per i primi interventi sulla previdenza, in attesa di valutare le reali possibilità di introdurre Quota 41, che resta un obiettivo di legislatura. Sempre con la legge di Bilancio dovranno essere affrontate anche le questioni della nuova rivalutazione dei trattamenti da adeguare all’inflazione e dell’ulteriore irrobustimento delle pensioni minime, chiesto a gran voce da una parte della maggioranza. Ieri, tra l’altro, l’Inps con una nota ha confermato che a luglio arriveranno gli aumenti su base mensile delle”minime” previsti dall’ultima manovra (1,5% per l’anno 2023, elevato al 6,4% per i pensionati di età superiore a 75 anni, e di 2,7 punti percentuali per il 2024 senza distinzione di età), oltre agli arretrati spettanti dal 1° gennaio di quest’anno.
In mancanza di un quadro attendibile sulle risorse utilizzabili, il governo non ha potuto dare alle parti sociali indicazioni chiare sulle sorti di Quota 103, e sulla sua eventuale proroga, così come su quelle di Opzione donna, proprio mentre un presidio di lavoratrici protestava davanti al ministero per il ripristino dei requisiti in vigore nel 2022. L’esecutivo ha comunque manifestato l’intenzione di rivedere e ampliare la platea dei lavori gravosi agganciata all’Ape sociale, che dovrebbe essere quindi prolungata di almeno di un anno, e di puntare sul rilancio della previdenza complementare agendo sulla soglia di deducibilità e ricorrendo a interventi di semplificazione ed, eventualmente, anche a una nuova fase di “silenzio-assenso” per il Tfr.
Ma il ministero guarda anche alle forme di prepensionamento. Il nuovo modello di esodo incentivato andrebbe a sostituire i tre strumenti ora a disposizione delle imprese: assegni ad personam nell’ambito di trattative aziendali, l’isopensione e il contratto di espansione, che resterebbe però il fulcro del nuovo meccanismo.
Quanto ai sindacati, di «incontro totalmente inutile», ha parlato il leader della Cgil, Maurizio Landini: «hanno ridetto le stesse cose di gennaio e sulle risorse per fare una trattativa vera non ci hanno risposto perchè il ministro non ha alcun mandato – ha aggiunto – così non si va da nessuna parte, di fatto significa non voler fare alcuna modifica alla legge Fornero». Tranchant anche il giudizio del numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «Risultati concreti non ci sono, su nessun tema – ha detto-. Neppure su Opzione donna, se questo è il modo con il quale la presidente del Consiglio e la ministra rispondono alle donne c’è da stare preoccupati». Opposta la valutazione del leader della Cisl, Luigi Sbarra, che ha definito l’incontro «interlocutorio e positivo perché ci ha consentito di riannodare i fili del confronto dopo molti mesi di vuoto», ed ha affermato di aver «apprezzato la disponibilità e l’impegno del governo a muoversi per modificare la legge Fornero, aprendo un percorso che guardi a flessibilità, sostenibilità e inclusività».
Dalle imprese, Confcommercio sottolinea «bene il perseguimento dell’obiettivo dell’estensione del contratto di espansione, con specifica attenzione alle piccole e medie imprese, è necessario il rafforzamento della previdenza complementare, in particolare per le giovani generazioni«.