Per Assocarni si tratta di un risultato importante, le opportunità per il made in Italy sono significative: la Cina oggi rappresenta il primo importatore al mondo di carne bovina, con un mercato potenziale di 300-400 milioni di consumatori dell’emergente classe media in cerca di prodotti più prestigiosi rispetto alla tradizionale carne di maiale. Per ora Pechino ha importato carne bovina soprattutto dal Brasile e dall’Australia. Dall’Europa prende solo piccole quantità, di fascia più alta: Olanda, Danimarca, Irlanda e Francia i Paesi finora autorizzati, cui ora può aggiungersi l’Italia. «Si tratta – ha detto il presidente di Assocarni, Serafino Cremonini – della conclusione di un lavoro avviato da anni che finalmente arriva al traguardo. Assocarni ha lavorato in maniera determinante e perfettamente coordinata con il nostro Ministero della Salute e l’ambasciata d’Italia a Pechino».
Al centro della questione ci sono le autorizzazioni di carattere sanitario e veterinario necessarie per esportare in Cina. L’Italia ci lavora dal 2015: prima, per far revocare alle autorità cinesi il divieto di importazione ancora legato alla Bse, il cosiddetto morbo della mucca pazza. Poi, una volta ottenuta la revoca nel 2018, è iniziato un secondo tour de force per arrivare all’accordo bilaterale sulle certificazioni veterinarie: «A settembre del 2019 – racconta François Tomei, il direttore generale di Assocarni, che ha seguito questo dossier passo passo per tutti questi anni – gli ispettori cinesi erano venuti in Italia per visitare quegli stabilimenti che avevano fatto domanda per l’esportazione. L’accordo sulle certificazioni fu abbozzato subito, ma poi com’è noto scoppiò il Covid, prima in Cina e poi da noi, e tutto si è fermato». L’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, impegnato notte e giorno con l’emergenza, delegò la gestione del dossier all’ambasciata italiana in Cina, che lo ha portato a conclusione giusto una ventina di giorni fa.
Se non ci fosse stata la pandemia, forse tutto sarebbe scorso più liscio: «L’Italia – ricorda Tomei – fu uno dei pochi Paesi europei nel 2019 a sottoscrivere l’accordo sulla Via della Seta». Il presidente Xi Jinping venne in visita nel nostro Paese, per incontrare l’allora premier Giuseppe Conte, e firmò un’intesa sugli scambi commerciali che passò alla storia come l’accordo che avrebbe spalancato il mercato della Cina alle arance made in Italy: «In quell’accordo – ricorda Tomei – il presidente Xi si impegnò anche a chiudere sulla carne bovina, ed è a questa intesa che abbiamo fatto appello, in tutti questi anni, per portare a casa il dossier».
Decisivo è stato infine l’incontro a Pechino del mese scorso, cui hanno preso parte Assocarni, il ministero della Salute, l’Ice, l’ambasciata d’Italia e il ministero delle Dogane cinesi (Gacc): «Proprio in quell’occasione – racconta il direttore generale, che era presente – le autorità doganali cinesi hanno avuto un’ulteriore conferma della capillarità del nostro sistema veterinario pubblico e della serietà delle imprese rappresentate da Assocarni».