Enrico Franceschini, Affari&finanza. Q uando nei giorni scorsi il governo britannico ha fatto sapere che vorrebbe “un tetto sui prezzi” dei prodotti alimentari, si è trovato in folta compagnia e con un precedente illustre. Nell’anno 301 dopo Cristo, l’imperatore Diocleziano impose il suo famoso “editto sui prezzi massimi” nel tentativo di contrastare l’inflazione provocata da un insieme di ragioni: invasioni barbariche, secessioni, disordini e crisi economica interna. Ma i mercanti smisero di produrre le merci o cominciarono a venderle al mercato nero, l’inflazione non si arrestò e una grave paralisi colpì l’economia dell’Impero romano. Una lezione che vale anche per i problemi odierni.
Downing Street non è sola nel cercare di imporre un calmiere ai prezzi. I governi di tutta Europa sono alle prese con lo stesso problema: un’inflazione a livelli record, scatenata dall’aumento dei prezzi delle materie energetiche, a sua volta conseguenza almeno parziale dell’invasione russa dell’Ucraina. Il risultato è il più forte rialzo dei prezzi del cibo nell’ultimo mezzo secolo. La gente protesta. Per cercare di riguadagnare consensi, i governanti auspicano una soluzione drastica: stabilire un tetto sui prezzi.
L’aumento è indiscutibilmente sensazionale. All’interno dell’Unione Europea, negli ultimi dodici mesi i prezzi degli alimentari sono saliti del 16,6 per cento, il doppio dell’inflazione, che nello stesso periodo per la Ue è stata mediamente dell’8,1 per cento. Per i prodotti di base, il rialzo è ancora più vertiginoso: il costo delle uova è salito del 22 per cento, quello del latte del 25 per cento, quello dello zucchero del 55 per cento. Così i governi si sentono costretti ad agire. Ungheria e Croazia, due dei Paesi maggiormente colpiti, hanno imposto un tetto ai prodotti essenziali per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione. La Grecia ha messo un limite ai margini di profitto su alcuni cibi. La Francia ha negoziato un accordo con i supermercati affinché offrano alcuni prodotti al prezzo più basso possibile. La Spagna ha tagliato l’Iva sugli alimentari. In Italia ci sono pressioni per un tetto al costo della pasta.
Paradossalmente, gli aumenti dei prezzi degli alimentari al dettaglio contrastano con il calo nei prezzi delle merci agricole, scesi del 19 per cento fra aprile 2022 e aprile 2023 secondo ilFood price Index dell’Onu. «C’è il sospetto che alcuni rincari siano scuse opportunistiche dei venditori di alimentari al dettaglio per fare lievitare i prezzi», dice Monique Goyens, direttrice generale dell’Unione Consumatori Europei. Ma supermercati e negozianti si difendono sostenendo che sugli aumenti dei loro prodotti pesano altri costi in ascesa, dall’energia ai trasporti, costringendoli in qualche caso a vendere perfino in perdita.
Per di più, commenta sul Financial Times l’economista svedese Lars Jonung, esperto dell’argomento, «come strumento per ridurre l’inflazione, il tetto sui prezzi non funziona»: l’imperatore Diocleziano non è l’unico ad averlo scoperto a sue spese. In Gran Bretagna ci provò il premier conservatore Edward Heath negli anni ’70, con effetti altrettanto negativi.
Nella memoria dei politici, tuttavia, restano altri precedenti, simili alla rivolta del pane nell’Italia del ‘600 descritta da Manzoni nei Promessi sposi. Perciò la tentazione di agitare la soluzione del tetto dei prezzi è irresistibile: o almeno di invocarli. «Stiamo parlando con i dettaglianti per rispondere a questo serio allarme», afferma il ministro della Sanità britannico Steve Barclay facendo seguito a indiscrezioni fatte trapelare dal ministero del Tesoro su un piano per introdurre un calmiere ai prezzi.
Ma eventuali misure sarebbero “volontarie”, non imposte dal governo di Rishi Sunak; i supermarket per ora si dicono contrari; e lo stesso partito conservatore del premier è spaccato sulla questione. L’unica notizia certa e di lieve consolazione, per i consumatori inglesi, è che in maggio l’inflazione sui prodotti alimentari è scesa su base annua dal 15,7 al 15,4 per cento, e dal 17,7 al 17,2 per latte, uova, formaggio. La speranza è che i prezzi siano cominciati a scendere e che il tetto, per così dire, in futuro se lo impongano da soli.