La grave carenza di infermieri negli ospedali italiani sta assumendo proporzioni sempre più critiche, con conseguenze drammatiche soprattutto nelle RSA, molte delle quali costrette a chiudere. I motivi alla base di questa situazione sono ormai ben noti: stipendi tra i più bassi d’Europa, mancanza di opportunità di carriera e turni massacranti. Di pari passo con questa carenza, si registra una crescente emigrazione di infermieri italiani verso Paesi esteri, dove gli stipendi sono più alti e le opportunità di avanzamento professionale sono garantite.
Secondo i dati forniti dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), tra il 2000 e il 2021 circa 47.000 infermieri italiani hanno scelto di trasferirsi all’estero. Tuttavia, la situazione è diventata ancora più preoccupante nel triennio 2019-2021, quando quasi 18.000 professionisti hanno abbandonato l’Italia. Questa tendenza sembra inarrestabile e addirittura in aumento.
I Paesi preferiti dagli infermieri italiani sono, in ordine, il Regno Unito, che nonostante la Brexit continua ad attrarre professionisti provenienti da tutto il mondo grazie a stipendi più alti e migliori prospettive di carriera. Seguono la Germania e la Svizzera, quest’ultima particolarmente allettante per i lavoratori transfrontalieri, soprattutto per i salari che possono arrivare fino a 4.500 franchi, almeno fino all’entrata in vigore del decreto che, a partire dal 1° gennaio 2024, imporrà la doppia tassazione.
Per il ministro della Salute, Orazio Schillaci, una soluzione almeno temporanea potrebbe essere rappresentata da un accordo con l’India, Paese che ha già concluso convenzioni per inviare lavoratori sanitari formati in Giappone e negli Stati Uniti. In un’intervista a Repubblica, il ministro ha dichiarato: “La carenza di infermieri si fa sentire in tutta Europa. Per questo stiamo valutando accordi con Paesi extraeuropei che potrebbero mettere a disposizione professionisti già altamente qualificati sia dal punto di vista sanitario che linguistico. Penso, ad esempio, all’India, che ha già stretto protocolli con il Giappone e gli Stati Uniti. Lì hanno istituti di formazione infermieristica di elevata qualità e, ovviamente, una popolazione molto numerosa”.
Il ministro Schillaci riconosce anche le difficoltà incontrate nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “Mi piacerebbe destinare più fondi al personale sanitario, ma la filosofia del Piano prevede un investimento prioritario sulle infrastrutture, rendendo le modifiche molto complesse. Tuttavia, vedremo se saremo in grado di destinare anche una quota minima ai professionisti del settore sanitario”.
La carenza di infermieri italiani rappresenta una minaccia concreta per la salute pubblica del paese. Misure efficaci e immediate devono essere adottate per arginare questa emorragia di professionisti altamente qualificati e garantire un’adeguata assistenza sanitaria alla popolazione.