Il Sole 24 Ore. I bilanci in 15 Regioni che finiscono in rosso, i livelli essenziali di assistenza (le cure che il Ssn deve garantire ai cittadini) insufficienti in 7 Regioni e poi i fondi per le liste d’attesa – 500 milioni stanziati oltre due anni fa – spesi solo al 70% e così il recupero di ricoveri, screening e visite saltati per il Covid è ancora in parte rimandato.
Ecco le ferite della Sanità italiana acuite dalla pandemia che continuano a fare male come descritte in una sorta di “radiografia” dalla Corte dei conti nell’ultimo rapporto sul coordinamento della finanza pubblica. Malattie ataviche ormai cronicizzate che il nostro Paese si trascina anno dopo anno e che dopo lo tsunami del Covid sono ancora tutte lì alla luce del sole. «Non è più solo un problema di risorse, leggendo i dati messi in fila dalla Corte dei conti si capisce infatti che non basta aggiungere soldi visto che poi come è accaduto per le liste d’attesa non vengono spesi tutti», avverte Tonino Aceti presidente di Salutequità. Che sottolinea come in alcune Regioni «ci sia un problema grande di competenze. Per questo serve un ruolo centrale del ministero che deve essere più forte nell’accompagnare chi sta indietro e penso che in questo senso andrebbe potenziato anche il ruolo dell’Agenas». Per Aceti tra l’altro le criticità sia sui conti che sul rispetto dei Lea riguardano «molte Regioni a statuto speciale. Per questo prima di andare avanti sulla strada dell’autonomia differenziata bisognerebbe fare un supplemento di indagini per capirne gli effetti e i rischi».
Bilanci in rosso in 15 Regioni
I conti della Sanità peggiorano ogni anno di più: se il deficit complessivo nel 2020 era di 800 milioni, nel 2021 è salito a 1,025 miliardi per arrivare appunto nel 2022 a 1,469 miliardi. Un rosso «in netto peggioramento» che viene misurato – ricorda la Corte dei conti – «quale differenza tra le entrate previste dallo Stato per la copertura dei Lea e le spese sostenute per l’assistenza sanitaria». Come detto i conti in rosso per il 2022 riguardano ben 15 Regioni anche se con differenze macroscopiche che vanno dal -0,1 milioni dell’Abruzzo ai -247 milioni della Sicilia e costringe le Regioni a manovre di bilancio per «dirottare al finanziamento del settore risorse aggiuntive per garantire l’equilibrio dei conti». «Il fenomeno – spiega la magistratura contabile – è diffuso in tutte le aree del Paese, ma tocca in misura maggiore le regioni a statuto ordinario del Centro Nord» che passano da un avanzo di 40 milioni del 2021 a un disavanzo di circa 178 milioni: «un andamento essenzialmente dovuto a Piemonte, Liguria ed Emilia che presentano un disavanzo di 186 milioni». Cresce di 150 milioni il disavanzo delle regioni del Centro con «il Lazio a presentare il peggioramento più marcato». Sono a sorpresa le Regioni del Sud a presentare nel complesso il risultato migliore e in particolare la Calabria che “beneficia” dell’effetto positivo sui conti del fatto che i suoi pazienti a causa del Covid si sono spostati molto di meno verso le Regioni del Nord per il blocco della mobilità sanitaria. Male vanno in particolare le regioni a Statuto speciale: in quelle del Nord le perdite crescono del 7% e sono « quelle del Sud che passano da 179 milioni del 2021 a 376,2 milioni del 2022 a presentare la variazione più significativa, un peggioramento riconducibile essenzialmente al risultato della regione Sicilia».
Sui Lea 7 Regioni insufficienti
Il rapporto della Corte dei conti sulla finanza pubblica presenta anche i dati «ancora provvisori» relativi al 2021 sul rispetto dei livelli essenziali di assistenza in tutte le Regioni sulle tre macro-aree dell’assistenza: ospedale, distretto (il territorio) e la prevenzione. Il rispetto dei Lea viene misurato secondo la metodologia del nuovo Sistema di Garanzia in base a una ampia batteria di indicatori. Secondo la Corte dei conti le performance evidenziano «un miglioramento generale dopo la battuta di arresto dell’anno precedente, con 14 regioni che raggiungono la sufficienza in ciascun livello di assistenza», contro le 11 del 2020 ma le 15 del 2019. «Permangono tuttavia criticità, soprattutto nelle regioni meridionali» e così sono sette le Regioni che non assicurano adeguatamente le cure ai cittadini almeno in una macro area: Calabria e Valle d’Aosta risultano insufficienti in tutte e tre le aree (ospedale, territorio e prevenzione), la Sardegna in due (territorio e ospedale), Sicilia e Bolzano sono “bocciati” sulla prevenzione e il Molise nell’assistenza ospedaliera e la Campania in quella territoriale.
I ritardi sulle liste d’attesa
Già a fine 2020 erano stati stanziati 500 milioni per recuperare le prestazioni saltate a causa del Covid. Le risorse sono state prorogate nella manovra del 2022 e a fine del marzo scorso di quella somma stanziata oltre due anni fa restano ancora da spendere ben 152 milioni. In pratica è stato speso solo il 69% dei fondi a disposizione per provare ad arginare il buco nero delle cure perse durante la pandemia e con forti differenze: il Nord è al 92%, il Centro al 57% e il Sud con solo il 41% speso. E così il target di recupero dei ricoveri ospedalieri è stato raggiunto solo al 66% a livello nazionale (72% Nord, 78% Centro e 40% Sud), mentre per gli screening fondamentali per la prevenzione il target di recupero è stato raggiunto a livello nazionale solo al 67% (91% al Nord, 27% al Centro e il 44% al Sud). Infine per il recupero delle prestazioni ambulatoriali (visite ed esami) il recupero si ferma al 57% del target nazionale con forti differenze locali: 81% al Nord, 79% al Centro e uno striminzito 15% al Sud. «Se ne trae – conclude la Corte dei conti – un quadro che nel complesso, oltre a segnare un gap nelle prestazioni sanitarie ancora significativo in maniera più diffusa delle attese nell’uscita dalla pandemia, offre una immagine molto netta di come la crisi sanitaria abbia contribuito ad aumentare le differenze diperformance tra aree» del Paese.