Restano ancora diversi ritardi, nelle diverse regioni, in tema di ricoveri, screening e prestazioni ambulatoriali. Inoltre, la forte disomogeneità dei risultati conseguiti si proietta anche nell’utilizzo dei finanziamenti stanziati. Se nel Nord in media si è registrato l’utilizzo di circa il 92% delle risorse assegnate, la quota scende al 57% nel Centro e oltre il 40% nel Mezzogiorno. Il recupero dei ritardi accumulati resta un percorso ad ostacoli e si apre ulteriormente la forbice tra le diverse aree, soprattutto nel Mezzogiorno
La pandemia da Covid, come noto ormai da tempo, oltre ai decessi e alla forte pressione sulle strutture ospedaliere ha causato ulteriori ritardi nelle liste d’attesa. Per riassorbire questi ritardi e garantire l’assistenza alle persone, i governi hanno messo in campo nel tempo diverse misure. Nel mentre, il Ministero della Salute ha indicato alcune categorie di prestazioni prioritarie sulle quali intervenire. Nel 2022 però, come sottolineato dalla Corte dei Conti, nessuna regione ha raggiunto in tutte le aree obiettivo le quote di recupero previste nei piani operativi.
Restano ancora diversi ritardi, nelle diverse regioni, in tema di ricoveri, screening e prestazioni ambulatoriali. Inoltre, la forte disomogeneità dei risultati conseguiti si proietta anche nell’utilizzo dei finanziamenti stanziati. Se nel Nord in media si è registrato l’utilizzo di circa il 92% delle risorse assegnate, la quota scende al 57% nel Centro e oltre il 40% nel Mezzogiorno. Il recupero dei ritardi accumulati resta un percorso ad ostacoli e si apre ulteriormente la forbice tra le diverse aree, soprattutto nel Mezzogiorno.
Nella legge di bilancio ha disposto la proroga per il 2022 delle misure previste a questo fine dall’articolo 76 del decreto legge 73/2021 (che a sua volta prorogava quelle disposte con il decreto legge 104/2020), entro un importo massimo di 500 milioni a valere sulle disponibilità del Fsn ripartito in base alle quote di accesso per il 2021. Le regioni hanno pertanto rimodulato i Piani per le liste d’attesa entro il 31 gennaio 2022. Per agevolare l’azione di recupero si è previsto, inoltre, che le regioni potessero coinvolgere gli erogatori privati accreditati attraverso l’integrazione degli accordi e dei contratti in essere. A tal fine è stata introdotta la possibilità di incrementare il limite previsto per tali accordi fino a un massimo di 150 milioni, secondo una ripartizione tra regioni operata in base al peso dell’assistenza specialistica e ospedaliera da privati nel 2011.
Dal lato del del Ministero della salute, inoltre, sono state individuate tre categorie di prestazioni prioritarie, per le quali i Piani operativi regionali dovevano definire le modalità organizzative per colmare il gap assistenziale registrato rispetto al periodo pre-pandemico:
• i ricoveri per interventi chirurgici programmati;
• le prestazioni ambulatoriali (prime visite e visite di controllo, chirurgia ambulatoriale, prestazioni monitorate dal PNGLA, esigenze regionali);
• le prestazioni afferenti alle tre campagne di screening oncologico (inviti e prestazioni diagnostico-terapeutiche per carcinoma della cervice uterina, della mammella e del colon-retto).
Come dicevamo, nel corso del 2022 nessuna regione ha raggiunto in tutte le aree obiettivo le quote di recupero previste nei piani operativi.
Ricoveri programmati. Nel complesso nei piani operativi era previsto il recupero nel 2022 di circa l’81% di quelli che era stato necessario posporre a causa della pandemia. Nelle stime fornite nei piani le prestazioni da recuperare erano circa 630 mila. Di queste, poco meno del 40% erano riferibili a istituzioni del Nord-ovest, il 26% del Nord-est, il 14% al Centro e il restante 21% alle regioni meridionali.
Rispetto a tale obiettivo, in base ai dati raccolti dal Ministero della salute a livello complessivo è stato recuperato circa il 66% di quanto era stato programmato. Valore che rappresenta poco più del 54% delle liste d’attesa.
Il miglior risultato è stato conseguito nel Centro che ha raggiunto il 78% di quanto programmato, riassorbendo il 71% delle prestazioni in lista d’attesa. Nel Nord dove è stato realizzato il 72% dell’obiettivo, il recupero ha raggiunto il 57% delle liste. Nelle regioni meridionali l’azione di recupero prevista si è fermata al 40%. Delle 135 mila prestazioni in liste d’attesa ne risulterebbero riassorbite il 32%. Nella tavola sono poi indicati i finanziamenti stimati per tale attività dei 500 milioni previsti. Il rapporto tra tali importi e il complesso delle liste d’attesa porta a valori molto diversi tra aree (e regione): si passa da una media di 308 euro a ricovero nel Nord, 330 nel Centro a 635 nel Mezzogiorno. Una differenza che, secondo il parere della Corte dei Conti, richiederebbe “un approfondimento” una volta disponibili i dati definitivi.
Gli screening. Molto differenti anche i risultati sul fronte delle liste d’attesa per gli screening sia guardando agli “inviti” che alle “prestazioni”. Le prestazioni in lista d’attesa erano a inizio 2022 5,7 milioni di “inviti” e 3,1 milioni le prestazioni. Si concentravano soprattutto al Nord (51% degli inviti e 58,2% delle prestazioni). I recuperi stimati per il 2022 erano nel complesso elevati: rispettivamente l’89% e il 93% di quelli in attesa.
A consuntivo il risultato è stato nel complesso positivo: risultano conseguiti, rispetto ai programmati, l’82% degli inviti e il 67% delle prestazioni. Sarebbero stati così recuperati il 72% degli inviti e il 62% delle prestazioni.
Un risultato che tuttavia presenta elevata variabilità territoriale. Anche in questo caso fatta eccezione per l’Umbria che aveva conseguito il recupero delle liste già nel 2021, sono solo 5 le regioni che hanno raggiunto gli obiettivi in entrambi i casi, di cui 4 raggiungendo il totale del programmato e tutte collocate nel Centro Nord. In media risulta riassorbito il ritardo soprattutto nelle regioni del Nord. Il recupero in quest’area riguarda 87% degli inviti e l’81%. Nel Mezzogiorno e, soprattutto nel Centro (fatta eccezione per Umbria e Toscana che hanno recuperato tutte le prestazioni attese) la quota riassorbita è di molto inferiore all’obiettivo specie in termini di prestazioni (al 25% rispetto al 93,9% previsto nel Centro al 44% al 100% nel Mezzogiorno).
Prestazioni ambulatoriali. Riguardo infine alle prestazioni ambulatoriali, a fronte di una quota di recupero prevista all’86% il risultato ottenuto si attesta al 57% del programmato.
Anche in questo caso sono le regioni del Nord, cui erano riferibili oltre il 58% delle liste, a ottenere i risultati più positivi: il recupero raggiunge l’81% di quanto previsto nel piano operativo regionale. Buono anche il dato delle regioni centrali che in media raggiungono oltre il 79% delle prestazioni in attesa ma partendo da un carico inferiore in termini di prestazioni (al Centro ne sono riferite il 9,7% a fronte di un peso in termini di popolazione di oltre il doppio) e con un obiettivo di recupero da completare nell’anno. Molto limitati invece gli esiti nel Mezzogiorno dove, fatta eccezione per Abruzzo e Puglia, le prestazioni recuperate sono insoddisfacenti: in media il 15% di quanto previsto, il 14% delle liste quota che si riduce ancora ove si escludano le due regioni con buona performance.
I finanziamenti stanziati. La spesa rendicontata a consuntivo del 4° trimestre 2022 ammonta a circa il 70% del totale. La lettura dei dati evidenzia una forte disomogeneità che dai risultati conseguiti si proietta anche nell’utilizzo dei finanziamenti stanziati. Se nel Nord in media si è registrato l’utilizzo di circa il 92% delle risorse assegnate (molto più limitati i valori sia nella Valle d’Aosta che nella PA di Bolzano), nel Centro e soprattutto nel Mezzogiorno le quote scendono considerevolmente: al 57% nel Centro (ma come media di andamenti diversi tra Toscana e Umbria rispettivamente al 92 e al 62% a fronte dei valori molto limitati di Lazio e Marche), a poco oltre il 40% nel Mezzogiorno (in cui si distinguono i risultati di Puglia e Basilicata rispettivamente al 67 e al 81%).
L’attività di recupero non è certamente finita. Il decreto-legge 198/2022 ha indicato il percorso che le regioni e Province Autonome possono compiere per garantire la completa attuazione dei Piani operativi. Il decreto, al contempo, pone nella loro disponibilità la scelta sulle destinazioni delle risorse correnti, non utilizzate al 31 dicembre 2022, essendo l’obiettivo dell’Amministrazione di supportare le regioni nel prosieguo delle attività di recupero delle prestazioni.
Il recupero dei ritardi accumulati resta ancora un percorso ad ostacoli. La disponibilità dei dati relative ad un campione di prestazioni di specialistica ambulatoriale (fonte Agenas) consente di guardare anche al mancato recupero di livelli di attività pre-crisi. Si tratta di 10 prestazioni di cui 5 relative a esami radiologici (ecografia all’addome e ginecologica, elettrocardiogramma, TC del capo e RM muscoloscheletrica) e 5 relative a visite (prime visite generiche, ginecologiche, neurologiche, oculistiche e di controllo).
Il confronto tra le prestazioni rese nel 2019 e quelle relative all’esercizio appena concluso restituisce un quadro molto netto: solo in due casi (TC al capo e RM muscoloscheletrica) guardando ai dati nazionali si registra una crescita, anche se non distribuita omogeneamente tra le regioni (rispettivamente del 3,5 e del 5,7%). In tutte le altre tipologie lo scostamento è ancora rilevante. Superiori alla media le flessioni per elettrocardiogramma (-23,4%) e visite oculistiche (-25,8%). Dati che nascondono differenze territoriali: per quanto riguarda gli elettrocardiogrammi la flessione supera in media il 30% nelle regioni centrali, mentre nell’oculistica sul dato nazionale incide la riduzione del 31% delle regioni del Mezzogiorno con accentuazioni particolari in Calabria (-48,4%) e in Sardegna (-38,5%). Si riducono tra il 14,4 e il 16,9% le altre visite ambulatoriali, ma con quote sempre superiori alla media nelle regioni del Mezzogiorno.
Se ne trae un quadro che nel complesso, oltre a segnare un gap nelle prestazioni sanitarie ancora significativo in maniera più diffusa delle attese nell’uscita dalla pandemia, offre una immagine molto netta di come la crisi sanitaria abbia contribuito ad aumentare le differenze di performance tra aree: fatto cento il dato nazionale in tutte le specializzazioni si apre la forbice tra le diverse aree e soprattutto nel Mezzogiorno, dove le prestazioni per mille abitanti registrano valori in molti casi inferiori all’importo medio per mille abitanti.
Giovanni Rodriquez – Quotidiano sanita
28 maggio 2023