I casi di Peste suina tra Liguria e Piemonte continuano crescere: sono ormai 736 e interessano ben 91 comuni. Il virus si allarga verso gli allevamenti suini del Cuneese, della Lombardia e dell’Emilia Romagna ma ci sono anche i nuovi casi nel Sud Italia.
Per azioni incisive Caputo intende che verrà predisposto un piano di depopolamento consistente. «Stiamo cercando di minimizzare il rischio – conferma – ma la situazione si può sempre complicare, come dimostra il caso Calabria. Poi c’è stata una segnalazione in Campania e la riaccensione del focolaio a Roma. Sono situazioni che compaiono a spot in varie zone d’Italia mentre tra Piemonte e Liguria l’andamento è lineare rispetto al comportamento della malattia. In questo caso si punta sull’accerchiamento dall’esterno verso l’interno dell’area di restrizione per eradicare il virus».
In un anno sono stati eretti oltre 100 chilometri di barriera anti-cinghiali tra Piemonte e Liguria per contenere il virus che si è comunque diffuso oltre le recinzioni. Sarà costruita lo stesso l’ulteriore barriera prevista tra Lombardia ed Emilia Romagna, nella zona appenninica? «Le barriere – risponde il commissario – sono una soluzione sempre valida purché costruite nel modo e nei tempi giusti rispetto alla diffusione del virus. Vanno inoltre realizzate in maniera corretta e senza danneggiamenti: basta un piccolo varco per vanificare lo scopo. In Lombardia e in Emilia si andrà avanti ma se la situazione epidemiologica dovesse cambiare ne trarremo le conseguenze. Ritengo però che non succederà anche se la malattia è imprevedibile».
Al via anche un’intensificazione dei controlli sul commercio clandestino di carni suine crude.
La Stampa