Soprattutto due odori segnano Conselice da quando il Sillaro, il canale Destra Reno, lo Zaniolo e chissà quali altri corsi d’acqua minori l’hanno inondata: il putrido e il repellente anti-zanzare. Il primo riporta questa cittadina del basso ravennate a 2 mila anni fa, quando il posto era tutto una laguna, praticamente come oggi, solo che oggi ci sono più case. Il secondo, invece, è un promemoria di quello che i suoi quasi diecimila abitanti devono fare in queste ore, ovvero tenere determinati comportamenti e vaccinarsi, per evitare che dopo una settimana di acqua stagnante (e senza prospettive di una soluzione rapida), si diffondano tra loro epidemie di tetano, salmonella, colera, e febbri malariche.
La risposta è che l’ospedale aprirà oggi alle 9,30, controllerà la copertura delle persone in fila e inietterà l’antitetanica a chiunque lo desideri. Dall’Ausl Romagna, fanno sapere che «se ci sarà un’affluenza straordinaria, terremo aperto a oltranza. Abbiamo scorte di farmaci e infermieri sufficienti per provvedere a tutti».
Nel palazzo del Municipio, che affaccia su una piazza gremita di mezzi e personale di soccorso di ogni genere, la sindaca, Paola Pula, insiste anche sul vademecum che ha diffuso via social e con gli altoparlanti dai fuoristrada della Protezione Civile: «Coprirsi adeguatamente la pelle per immergersi e non toccarsi il viso con le mani sporche di fango». Il punto, qui, sono le infezioni gastrointestinali, come il tifo o la salmonella.
Molti tra i suoi concittadini, l’accusano di aver gestito male l’alluvione. Si domandano perché le frazioni di Lavezzola e San Patrizio siano asciutte e loro no. Perché qui si rischi l’epidemia e non altrove.
La spiegazione però non riguarda la sindaca, che pure sta governando con le forze dell’ordine a piantonare il Comune. Il punto è un altro. È vero che a Lavezzola è stato costruito un argine di sacchi che ha protetto l’abitato, ma questo sorge anche a 9 metri sul livello del mare. San Patrizio, sta a 7. Conselice arriva 6 metri nel punto più alto, 4 in quello più basso. L’acqua che è arrivata qui aveva già distrutto gli argini convenzionali di fiumi importanti, fermandosi poi nella conca naturale che ha trovato.
Per contro, i conselicesi supportano la loro prima cittadina sulla necessità di evitare il dilagare delle malattie. Primo, si spruzzano la citronella affinché le zanzare non diffondano virus come Zika e Chikungunya. Simili alla malaria, sono infezioni sempre più frequenti nelle zone a rischio dell’Italia tropicalizzata, come questa.
Poi, l’antitetanica. Lia Ossani, 80 anni e «ottimista per natura», oggi sarà tra le prime a mettersi in fila. «Da giovane sono riuscita a rapinare una banca senza accorgermene. Cioè, ho depositato i soldi in cassa e poi me li sono rimessi in tasca. Vuole che mi faccia fregare da un batterio?», dice precisando di aver poi restituito il denaro.
Mario Neri, figlio di mugnai intento ad asciugare il vecchio mulino, non si vaccina «solo perché ho fatto il richiamo un anno fa». Domani porterà i suoceri anziani e spera «che gli invalidi abbiano la precedenza nella coda».
Tra i vari interpellati, l’unico a rifiutarsi per principio è Gaetano Bolognesi. La sua casa è il titolo di una canzone: Via Paolo Fabbri 43. Non sta a Bologna come quella di Guccini, ma nella prima fila di abitazioni a essere investita dalla piena, la notte del 18 maggio.
«Da allora, sono uscito di casa solo una volta. Volevo gettare l’immondizia, mi sono affacciato sull’uscio e ho visto che la corrente aveva portato via i bidoni – dice dal balcone – sono tornato al primo piano e ho pensato che mi ero bagnato i piedi per niente».
«No», risponde quando gli si chiede se domani sarà in ospedale. Per spiegarne il motivo, tira fuori una risorsa che un po’ ha fregato e un po’ ha salvato lui e tutti i suoi conterranei: «Mi ricordo che da bimbo ho visto l’alluvione del ’59. Ce la siamo pur cavata, no? ». Ecco, questa risorsa è l’esperienza. L’alluvione è nella natura del posto e nella memoria dei suoi abitanti, la maggior parte dei quali ha minimizzato la portata di questo, che invece si è rivelato il peggiore di sempre. Con l’esperienza, ora gli fanno fronte. A lui, all’acqua e a tutte le altre minacce che nasconde.