Laura Berlinghieri, La Nuova Venezia Trenta milioni di euro per ridurre le liste d’attesa, corrispondenti allo 0,3% della quota indistinta del Fondo sanitario 2023. Il colpo di reni è di Massimo Annicchiarico, numero uno della sanità veneta. Nei giorni scorsi, ha inviato una circolare a tutti i direttori generali delle Usl venete, delle due aziende ospedaliere e dello Iov, chiedendo di inviare all’area Sanità e sociale della Regione uno specifico piano operativo aziendale per “aggredire” le liste d’attesa: 234.952 le prestazioni di specialistica ambulatoriale tuttora “in galleggiamento” in Veneto, secondo l’ultimo report di Azienda Zero.
L’ultima data per inviare il programma è il 3 giugno, si inizierà il 15 dello stesso mese, con l’obiettivo di concludere lo sforzo entro fine estate. “Una buona notizia” la definiscono, più o meno all’unisono, i sindacati dei medici e del comparto. Ma le perplessità rimangono. Ad esempio, sul perché “una decisione tanto delicata sia stata presa senza alcuna contrattazione preliminare” lamenta van Bernini, segretario veneto di Fp Cgil.
Ma come dovrebbe funzionare il piano, nel concreto? Intanto, sarà data la precedenza allo smaltimento delle prestazioni con priorità “D”, da erogare entro 30 giorni dalla prescrizione. Per farlo, i dg potranno acquistare prestazioni aggiuntive dall’organico interno: i medici saranno pagati 80 euro all’ora, e non più 60, e il personale del comparto 50 euro, e non più una cifra che oscillava tra i 35 e i 40 euro. Saranno poi impiegati gli specialisti ambulatoriali, con un aumento delle loro ore di servizio.
“Sono esattamente le due proposte che abbiamo sempre avanzato” sostiene Giovanni Leoni, segretario veneto di Cimo, “Anche perché parliamo fondamentalmente di prestazioni neurologiche, cardiologiche, oculistiche, dermatologiche, ortopediche e dietologiche: tutte visite che possono essere eseguite anche dagli specialisti ambulatoriali”. Ancora, precisa Annicchiarico, le diverse aziende potranno stipulare specifici accordi per trasferire momentaneamente i propri dipendenti nel territorio che dovesse avere più bisogno. Infine, ci si potrà rivolgere alle strutture private convenzionate: “extrema ratio”. “Giusto tentare anche questo tentativo, nel caso in cui i precedenti vadano a vuoto” dice Leoni.
Ma, a parte questo, che valutazione fanno i medici dell’iniziativa di Annicchiarico? Visto quanto era stato prospettato prima, è discreta. “Un chiarimento di questo tipo era d’obbligo, visti i comportamenti di qualche azienda, ai limiti della correttezza. E mi riferisco all’overbooking” dice Luca Barutta, segretario veneto di Anaao, parlando della suggestione – adesso, pare, accantonata – che era stata avanzata per tentare di risolvere il problema delle liste d’attesa ingessate.
Motivi di perplessità, però, ci sono. Non tanto su come è stata formalizzata la proposta, quanto sulla sua attuabilità. Perché, rileva ad esempio Marj Pallaro, segretaria regionale di Fp Cisl, “il nostro personale è già oggi in grande difficoltà e sofferenza. E quindi non so in quanti decideranno effettivamente di svolgere delle ore di lavoro in più, pur pagato adeguatamente”. Come dire, questisono palliativi e il problema va risolto a monte: “Con un piano di assunzioni serio”.
E prosegue Massimiliano Dalsasso, segretario veneto di Aaroi: “Ben venga l’aumento della remunerazione oraria delle prestazioni aggiuntive. Ma questo adeguamento dovrebbe diventare strutturale e non essere limitato – come sembra – al periodo di emergenza. Siamo in pochi, lavoriamo in condizioni sempre più impegnative: un aumento potrebbe essere la gratificazione in grado di rendere questo mestiere ancora appetibile”. Anche perché, rileva il medico, la lunga coda delle prestazioni sanitarie non eseguite dipende, sì, dallo stravolgimento della sanità nel periodo più buio della pandemia. “Ma dipende anche dalla mancanza di personale”. E quindi, se pure ci saranno medici, infermieri e Oss che decideranno di rispondere “presente” alla chiamata della sanità veneta, la carenza di personale alla base è un problema che non può essere ignorato. “Per questo non sappiamo quale potrà essere l’effettivo miglioramento che verrà portato da questa iniziativa” dice Dalsasso, aggiungendo un ulteriore rilievo: “Questa operazione dovrebbe partire in concomitanza con l’inizio dell’estate, il periodo in cui noi medici speravamo di recuperare le ferie”. Anche queste, moltissime da smaltire. E, a proposito di liste d’attesa, i sindacati hanno chiesto un incontro con la Regione. Anche in questo caso, bisogna aspettare. erikabaldin “Per le visite servono tempi certi” Raccolta firme promossa dal M5S
Stop alle liste d’attesa e tempi certi nella sanità pubblica. Lo chiede Erika Baldin, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, promuovendo una raccolta firme per sostenere la proposta di legge regionale contro l’accumulo delle prestazioni sanitarie. “Questa proposta di legge introduce due principi nella normativa regionale: la possibilità dei cittadini fermi nelle liste d’attesa di accedere alla prestazione sanitaria in regime di libera professione, senza ulteriori oneri; e poi un limite alla libera professione intramoenia dei medici, con un blocco nel caso in cui le liste d’attesa nel pubblico siano troppo lunghe. Due meccanismi molto semplici, che sono già stati adottati da altre Regioni, e che traducono il diritto del cittadino ad accedere alle prestazioni sanitarie in tempi certi”. –