Paolo Russo,la Stampa- Medici e infermieri in affitto ma senza essere iscritti nemmeno all’Albo professionale, dottori spediti a fare cesarei senza avere mai visto una sala parto, sanitari di cooperative trasformati in stakanovisti del gettone al lavoro per 24 ore consecutive senza alcun turno di riposo. E poi medici ultrasettantenni con i capelli più bianchi dei loro camici e frodi in quantità, come quella di inviare meno personale di quello pattuito e pagato da Rsa e ospedali con le piante organiche sguarnite da anni di tagli alla sanità. Benvenuti nel mondo dei sanitari a gettone messo a nudo dall’indagine a tappeto dei carabinieri dei Nas, che hanno scoperto 165 posizioni irregolari che hanno portato alla segnalazione di 205 persone, di cui 83 all’autorità giudiziaria.
La giungla dei medici a gettone però non verrà disboscata più di tanto per almeno un altro anno.
Nonostante il ministro della Salute, Orazio Schillaci, mercoledì si sia affannato a difendere gli emendamenti approvati della sua maggioranza al decreto bollette, sostenendo non contenessero alcun allentamento della stretta sui gettonisti, un’attenta lettura dei testi mostra che non è così.
Se infatti fino ad ora il ricorso alle coop di medici in affitto era previsto soltanto nei pronto soccorso e reparti di emergenza e urgenza, ora per 12 mesi continuerà ad essere consentito anche negli altri reparti. Sempre con i paletti previsti dalla prima versione del decreto, ossia con una specializzazione attinente al ruolo che si deve andare a ricoprire, con il limite inderogabile dei 70 anni di età e sempre che siano riscontrate le necessità di urgenza e la mancanza di personale interno da utilizzare per ricoprire i vuoti in pianta organica. Ma uno degli emendamenti approvati prevede anche che la possibilità di assegnare incarichi ai gettonisti sia estesa «a tutte le strutture sanitarie e ospedaliere da riqualificare». Ossia più o meno tutte. Così si continuerà a pagare medici tre, anche quattro volte tanto quelli dipendenti, che lavorano in team e seguendo nel tempo i pazienti hanno il vantaggio di poter offrire una migliore assistenza, oltre che di costare molto meno. Controsensi di un sistema di governo della sanità ancora strutturato a silos.
Infatti, poiché per il personale vige un tetto anacronistico di spesa, pari a quella del 2014, diminuita pure dell’1,4%, per non sforare Regioni e aziende sanitarie prendono in affitto a caro prezzo i dottori, sapendo che quel costo viene imputato alla spesa per beni e servizi, che è infatti esplosa ma che non ha tetti di spesa a regolamentarla. Il risultato finale è che la sanità nel suo complesso va sempre più in rosso. Lo scorso anno il deficit era stato quantificato in 5 miliardi, ora si viaggia verso un buco di 8. E così numerose Regioni, comprese le virtuose Toscana ed Emilia Romagna, rischiano di venire commissariate e finire in piano di rientro. Che significa poi taglio delle prestazioni e blocco rigido delle assunzioni. Un cane che si morde la coda. —
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