L’indicazione alle Ulss e alle Aziende ospedaliere venete è arrivata da Massimo Annicchiarico, il nuovo direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione del Veneto che, con il decreto 27 dello scorso 28 marzo, ha nominato i componenti della “cabina di regia per il governo delle liste di attesa ambulatoriali”. Tra le prime azioni individuate vi è l’azzeramento stabile delle liste di attesa a partire dalle prestazioni con classe di priorità “B”, cioè la cosiddetta “breve attesa”, quella che prevede l’erogazione della prestazione entro 10 giorni dalla prenotazione. È così che le Ulss stanno chiedendo ai propri primari di fare più visite del solito nello stesso arco orario. Testuale: “Si chiede di individuare specifici slot orari da utilizzare in overbooking strutturato, nei quali poter inserire le prestazioni che non trovano disponibilità nell’attuale configurazione dell’offerta ambulatoriale”. E se i primari si rifiutassero? In tal caso “le prestazioni saranno inserite d’ufficio in overbooking nei giorni e orari di apertura degli ambulatori”. La Regione precisa il provvedimento riguarda solo le visite ambulatoriali e non gli esami diagnostici e che l’overbooking non è l’unico strumento attuato, ma «si aggiunge all’incremento di produzione»: «In alcuni casi facciamo solo incremento stabile di prestazioni, in alcuni casi facciamo incremento e overbooking, in altri solo overbooking». Ma per l’opposizione di centrosinistra così facendo il sistema rischia di implodere.
LE OBIEZIONI
Le consigliere regionali del Pd e componenti della commissione Sanità, Anna Maria Bigon e Francesca Zottis, hanno annunciato un’interrogazione: «Invece di pensare a rinforzare il personale, la Regione sta attuando il metodo inverso, cercando di caricare di ulteriore lavoro chi è già allo stremo e diminuire i tempi delle visite per poter farne in numero maggiore nello stesso tempo complessivo assegnato. Chiediamo un immediato chiarimento». «Pensare di aggiungere ulteriori pazienti negli stessi orari è impensabile per la tenuta degli operatori e quindi di tutto il sistema, destinato ad implodere inesorabilmente – ha aggiunto Claudio Beltramello, responsabile Sanità del Pd veneto -. Poi non ci si stupisca se i medici fuggiranno ancora di più dal pubblico: il “prestazionificio” inefficace va contro l’etica medica».
I PRIVATI
Intanto dai privati arriva la disponibilità ad affrontare le criticità per lo smaltimento delle liste d’attesa: «Siamo al fianco delle istituzioni per lavorare a soluzioni condivise – dice Giuseppe Puntin, presidente di Aiop Veneto, l’associazione che rappresenta il maggior numero di strutture private sanitarie accreditate della Regione». Che chiede però un aggiornamento dei budget: «Sono stati fissati molti anni orsono in un contesto sanitario completamente diverso dall’attuale e soprattutto in un contesto assistenziale completamente differente dall’odierno post Covid. Il nostro budget risale al 2004, nel 2021 e 2022 ci sono state solo delle cifre aggiuntive per smaltire le liste d’attesa».
Ma anche l’ipotesi di ricorrere ai privati trova la contrarietà dell’opposizione: «Prima di dare soldi ai privati o di ricorrere all’overbooking – dice la vicecapogruppo del Pd in consiglio regionale, Vanessa Camani – si pensi a pagare il nostro personale sanitario dandogli prestazioni aggiuntive: fai di più e ti pago di più, non fai di più con lo stesso compenso e riducendo i tempi delle visite»
Convincere i medici a fare meno prescrizioni
Sulle “U” non ci sono problemi: in linea di massima le prestazioni urgenti vengono erogate entro le previste 24 ore, Sulle “B” – la cosiddetta “breve attesa”, cioè visite ed esami entro 10 giorni dalla prenotazione – le Ulss venete stanno cercando di allinearsi. Non del tutto, spesso ci sono ancora sforamenti di qualche giorno, ma su questo fronte l’impegno è stato notevole. A mancare sono le altre due classi di priorità: la “D”, cioè le prestazioni “differite” da erogarsi entro 30 giorni e la “P”, “programmabile”, cioè problemi che richiedono approfondimenti ma che non necessitano di risposta in tempi rapidi e che comunque vanno garantiti entro un massimo di 60/90 giorni dalla prenotazione del medico prescrittore. Ecco, sulle ricette “D” e “P” la sanità veneta arranca. È così che ieri mattina, a Palazzo Balbi, l’assessore alla Sanità della Regione del Veneto Manuela Lanzarin e il direttore generale dell’Area Sanità e Sociale Massimo Annicchiarico hanno incontrato i dg delle Ulss.
MONITORAGGIO
All’ordine del giorno, più che i conti in rosso delle aziende ormai sistemati tanto da aver passato il vaglio del ministero dell’Economia e delle Finanze, un unico argomento: le liste d’attesa. «Il direttore Annicchiarico – ha riferito l’assessore Lanzarin – ha costituito un gruppo di lavoro per affrontare il problema delle liste d’attesa. Si sta monitorando la situazione, posto che la carenza di personale e l’aumento delle richieste non contribuiscono a ridurre i tempi per erogare le prestazioni». In attesa c’è anche ViviVeneto, la nuova App che nelle intenzioni del governatore Luca Zaia doveva permettere ai pazienti di prenotarsi visite ed esami confrontando le diverse opzioni non solo nella propria Ulss, ma anche nelle altre province. «Prima di renderla operativa – ha detto l’assessore – dobbiamo smaltire le liste d’attesa». Ma come?
Una delle ipotesi di intervento è di agire alla fonte, cioè su chi ha il ricettario in mano: in una parola, i medici prescrittori. Chiaro che medici di base e specialisti rivendicano la propria professionalità e quindi la decisione di sottoporre i pazienti a specifici esami, ma da parte delle Ulss si vorrebbero una maggiore “appropriatezza ed evidenza” nelle prescrizioni. Tema, ovviamente, delicatissimo. In Regione, intanto, continua il monitoraggio.
Alda Vanzan – Il Gazzettino