Uno dei dati peggiori? L’Ulss 3 Serenissima di Venezia con un disavanzo di quasi 145 milioni di euro, di cui una cinquantina solo per i costi relativi alla gestione del Covid. Uno dei dati migliori? L’Ulss 2 Marca Trevigiana che ha chiuso in attivo con un avanzo di 129mila euro. Sono i conti della sanità veneta relativi al 2022, ma a preoccupare in realtà è l’anno corrente: se per il 2023 non arriveranno ulteriori risorse dallo Stato – servirebbero circa 400 milioni di euro – la Regione rischia di mettere mano al bilancio ordinario e cioè togliere fondi da altri capitoli di spesa per pagare la sanità.
CONSEGUENZE
Cosa comporteranno i bilanci in rosso delle Ulss? In realtà nulla – dice il direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione del Veneto, Massimo Annicchiarico – perché complessivamente il settore ha registrato un pareggio. In pratica, come avviene ogni anno, alle varie Ulss è stata data una quota del riparto regionale, ma da parte era stata tenuta una somma che alla fine si è rivelata utile per far quadrare i conti. Risultato: complessivamente il bilancio sanitario regionale è in pareggio. «Il bilancio sanitario regionale del 2022 è già stato valutato dal ministero dell’Economia e delle Finanze che ha certificato il pareggio – dice il dottor Annicchiarico -. Questo è avvenuto per pochissime Regioni, tra cui appunto il Veneto e anche la Lombardia, mentre altre hanno dovuto effettuare manovre correttive per pareggiare i conti e non incappare in sanzioni».
L’INCONTRO
Domani a Palazzo Balbi si terrà la consueta riunione settimanale dei dg delle Ulss con l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin e con il direttore Massimo Annicchiarico e anche se i conti ormai sono stati chiusi non è escluso che si parli dell’anno in corso. La preoccupazione è notevole. «Il Veneto – dice Annicchiarico – è tra le poche Regioni in pareggio nonostante nel 2022 ci sia stato un incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, senza contare che non ci sono stati finanziamenti specifici per l’emergenza Covid come invece era accaduto nel 2020 e nel 2021». La prospettiva è che se il Veneto ha chiuso a fatica in pareggio il 2022, il 2023 si profili ancora più difficile.
LA RICHIESTA
«Da parte della Commissione salute, con tutte le Regioni, c’è stata una richiesta al Governo di avere risorse aggiuntive per la sanità – ricorda Annicchiarico -. È stato scritto ai ministri Schillaci e Giorgetti, a livello nazionale le Regioni lamentano infatti un aumento dei costi per un totale di 5 miliardi». Se il Governo darà 5 miliardi in più alle Regioni – la quota di spettanza per il Veneto sarebbe dell’8%, quindi circa 400 milioni – il prossimo anno non ci saranno problemi. E se i soldi invece non arrivassero? «Le difficoltà vissute nel 2022 si ripercuoteranno sul 2023, basti pensare che ci sono regioni che hanno già aumentato l’addizionale Irpef», dice Annicchiarico. E per il Veneto cosa si prospetta? «Se continuerà l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, sarà un anno difficile anche per le regioni più virtuose». Basti vedere i conti dell’Ulss 3 Serenissima, dove i costi della produzioni sono passati da 1,362 miliardi del 2020 a 1,519 miliardi l’anno scorso.
Alda Vanzan – Il Gazzettino