Si restringe l’obbligo di indossare le mascherine negli ospedali. Fino al 30 aprile si dovranno ancora portare in tutte le strutture sanitariema dal primo maggio, ha annunciato ieri il ministro alla Salute Orazio Schillaci, entrerà in vigore una nuova ordinanza che cambierà le cose radicalmente. Sarà imposto, ha spiegato il ministro, di portare le protezioni solo all’interno delle Rsa, le residenze per anziani, e in due reparti considerati molto delicati, cioè i pronto soccorso e le malattie infettive. L’atto sarà pronto oggi e si capirà se l’obbligo varrà anche per altri settori di area critica, come sembra. Cioè per specialità come cardiochirurgia, ematologia e altre che ospitano pazienti molto delicati. Per il resto, ci sarà una raccomandazione ad usarle nelle aree dove ci sono anziani, fragili e immunodepressi.In più, ha annunciato il ministro, resterà l’autonomia dei reparti e delle direzioni sanitarie di stabilire cosa fare, cioè se mettere l’obbligo in reparti non compresi nell’ordinanza.
Dal primo maggio le mascherine resteranno obbligatorie solo nei reparti ospedalieri dove sono ricoverati i pazienti più gravi, nei pronto soccorso e nelle Rsa. Ad annunciare la nuova ordinanza che alleggerisce gli obblighi nelle strutture sanitarie in scadenza il 30 aprile è stato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ipotizzando il varo già per la giornata di ieri. Ma i tecnici del suo dicastero si sono presi qualche altra ora di tempo per dettagliare meglio dove bisognerà continuare a indossare chirurgiche o Ffp2 e dove resteranno solo raccomandate. Le linee di demarcazione sono state però già tracciate, perché la bozza prevede che restino obbligatorie in tutti i reparti ospedalieri classificati «ad alta intensità di cura». Una definizione che l’ordinanza dettaglierà specificando che rientrano nell’obbligo terapie intensive e sub-intensive, reparti di oncologia, emergenza e urgenza, malattie infettive e cardiochirurgie. Dovranno inoltre obbligatoriamente essere indossate anche nei pronto soccorso e nelle Rsa, come preannunciato da Schillaci. Nei pronto soccorso, salvo ripensamenti dell’ultima ora, le mascherine dovrebbero rimanere obbligatorie solo per chi ha sintomi riconducibili al Covid, come febbre, tosse o mal di gola. In tutti questi luoghi di cura l’obbligo persisterà tanto per i pazienti che per il personale sanitario e i visitatori.
Negli altri reparti ospedalieri, ma anche in ambulatori medici, laboratori diagnostici, centri analisi e studi dentistici, continueranno a essere raccomandate ad anziani, fragili e immunodepressi. Fermo restando che i direttori sanitari delle diverse strutture e i medici di famiglia, per quel che riguarda i loro studi, potranno comunque decidere di mantenerne l’obbligo e sia il personale sia gli assistiti saranno a quel punto tenuti ad osservarlo.
Nei bar e nelle mense degli ospedali non saranno invece nemmeno raccomandate, visto che nel settore della ristorazione l’obbligo dei dispositivi di protezione è stato cancellato da tempo.
Riguardo l’obbligatorietà dei tamponi per i ricoverati, che spesso intralcia non poco le procedure di accettazione in ospedale, a spiegare l’arcano è il direttore della prevenzione al ministero della Salute, Gianni Rezza. «I test di ingresso nelle strutture sanitarie sono stati in realtà già cancellati da una precedente norma, ma restano ovviamente fortemente raccomandati per i pazienti con sintomatologia attribuibile al Sars-Cov-2».
Tiepidina l’accoglienza della comunità scientifica all’ordinanza, con la maggior parte di virologi e infettivologi favorevoli a un uso più ampio delle mascherine nei luoghi di cura. Per proteggersi dal Covid ma non solo, visto che dopo la pandemia di virus e batteri insidiosi ne girano più di prima, dopo il letargo del nostro sistema immunitario indotto dai lockdown e dalle stesse mascherine. «È ragionevole togliere l’obbligo in bar, mense e luoghi di stazionamento degli ospedali. Ma dobbiamo ricordare una cosa: negli stessi ospedali e nelle Rsa ci sono persone fragili e proprio per tutelarle al meglio e per una questione di educazione sanitaria io la mascherina la terrei», è la posizione un po’ più rigorista di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società scientifica di malattie infettive Simit e docente della stessa materia proprio nell’Università Tor Vergata di Roma, della quale è stato Rettore Schillaci prima di vestire i panni di ministro. Per l’epidemiologo dell’Università del Salento, Pierluigi Lopalco, invece, «in presenza di sintomi respiratori dovrebbe essere buona prassi utilizzarle in ogni situazione di affollamento, mentre nelle strutture sanitarie dovrebbe essere persino ovvio farne uso».
Mentre l’Italia si appresta a dire addio quasi ovunque all’ultimo retaggio dell’era Covid, l’Oms mantiene la sua tabella di marcia di uscita dall’emergenza pandemica, con l’indicazione prevista dal suo comitato d’emergenza il prossimo 4 maggio e l’ufficializzazione da parte dell’assemblea generale il 20 dello stesso mese. Nonostante nel mondo siano stati ancora 2,8 milioni i contagi nell’ultimo mese e 18 mila i morti, nemmeno l’ultima variante «Arturo» sembra minacciare una recrudescenza del virus. Destinato, si spera, a passare dai testi di cronaca a quelli di storia
«Mi auguro che i direttori sanitari intervengano per mantenere l’obbligo in tutto l’ospedale, a parte bar, mense e luoghi di stazionamento». dice Andreoni. «Dobbiamo uscire dall’idea del Covid ma tenere qualcosa di buono che ci ha insegnato. Nei Paesi dove si sta attenti alla salute pubblica ci si occupa dei fragili. E le mascherine servono a proteggere dal virus dell’influenza, dal virus respiratorio sinciziale e altri micro organismi. Il buonsenso dice che non vanno usate solo quando ci si reca da qualcuno in ematologia ma anche quando si entra in medicina interna per trovare la madre di 80 anni».
Riguardo alla responsabilità delle direzioni degli ospedali, il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli aggiunge: «I medici devono valutare la situazione delle loro strutture e poi parlarne con l’azienda sanitaria o ospedaliera. Se il direttore ritiene che sia giusto lasciare comunque l’obbligo di mascherina in una struttura se ne prenda la responsabilità. Entriamo in una fase nella quale i professionisti devono avere una maggiore consapevolezza ». Dice che si userà buonsenso Giovanni Migliore, il presidente di Fiaso, la federazione delleaziende sanitarie e ospedaliere. «Adesso, oggettivamente, gli indici di trasmissione sono bassi. Il Covid non fa paura».
Intanto non parte la commissione parlamentare sul Covid, a cui è contraria l’opposizione. Ieri alla Camera, in commissione Affari sociali, è slittato il voto sugli emendamenti (oltre 100) del testo unico per istituire il nuovo organismo. Sempre ieri si è saputo che il 10 maggio il Tribunale dei ministri di Brescia interrogherà Roberto Speranza e Giuseppe Conte per l’inchiesta sulla gestione delle prime fasi della pandemia, in particolare sulla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro. Tra gli indagati c’è anche Silvio Brusaferro che proprio ieri ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica, consegnata all’Istituto superiore di sanità, da lui presieduto, «per l’impegno profuso da tutto il personale che ha contribuito incisivamente alle azioni di contrasto e contenimento del virus, con particolare senso di appartenenza alle istituzioni e dedizione al servizio della scienza e del Paese». Da una parte indagato, dall’altra premiato.