Il testo corregge anche il meccanismo che regola le “ricongiunzioni” modificando il tasso di rendimento annuo previsto sui contributi. Che viene allineato a quello riconosciuto dal sistema contributivo (media quinquennale del Pil) anziché rimanere ancorato all’attuale 4,5 per cento. Nella relazione tecnica allegata alla “bozza” si sottolinea che questo ritocco non comporta nuovi oneri per il bilancio ma, anzi, «assicura la neutralità rispetto agli equilibri interni a ciascuna gestione, che vede aumentare o ridurre il valore attuale dei benefici pensionistici riconosciuti dello stesso aumentare delle somme trasferite». Per le contribuzioni relative a residui periodi collegati al metodo retributivo viene previsto che le somme trasferite costituiscano la riserva matematica sulla base della quale calcolare l’incremento della prestazione riconosciuta, senza oneri aggiuntivi per la gestione ricevente e superando il dispositivo attuale, che obbliga il lavoratore interessato alla ricongiunzione a farsi carico della differenza. Che con questo nuovo intervento risulterebbe azzerata.
Tornando ai “lavoratori precoci”, ovvero i soggetti che hanno cominciato a lavorare prima del diciannovesimo anno d’età per almeno 12 mesi anche in modo non continuativo, la richiesta di pensionamento con 41 anni di contributi a prescidere dall’anzianità anagrafica potrà essere presentata in corrispondenza delle tre scadenze fissate per l’Ape sociale: 31 marzo, 15 luglio e, comunque, non oltre il 30 novembre.
La bozza rende poi più soft le sanzioni per l’omesso versamento dei contributi fino a 10mila euro da parte del datore di lavoro. La sanzione amministrativa, che attualmente oscilla dai 10mila ai 50mila euro, diventerebbe pari a una volta e mezzo l’importo omesso fino a quattro volte il medesimo importo.
Questi correttivi arrivano proprio nel momento in cui sale la tensione sull’allungamento dei tempi della riforma previdenziale. Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha ribadito che Quota 41 resta un obiettivo di legislatura. E, sempre dalla Lega, il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon ha voluto sottolineare che «la riforma delle pensioni è un tema che verrà visto nella prossima legge di Bilancio, con la sostenibilità che ci verrà indicata dal Mef» aggiungendo: «continueremo il percorso iniziato l’anno scorso con Quota 103 e vedremo di migliorarlo». Ma i sindacati non ci stanno. L’annuncio del ministro del Lavoro, Marina Calderone, di una riapertura del tavolo dopo l’estate, è stato immediatamente definito «non più credibile» dalla Cgil. Anche la Uil giudica «inaccettabili» queste dichiarazioni, mentre la Cisl chiede di riavviare subito il confronto.