Corriere Veneto. Infilata fra riforma del fisco e risurrezione del Ponte sullo Stretto di Messina, l’autonomia differenziata è approdata ieri per il sì definitivo in consiglio dei ministri quasi alla chetichella. Eppure dopo sei anni di tira e molla questo «sì» è davvero una pietra miliare. Per molti leghisti veneti, quasi commossi, è il capolavoro di Roberto Calderoli. Il ministro per gli Affari regionali, come un carro armato, ha detto e ha fatto. Gli inciampi su quel disegno di legge d’attuazione dell’autonomia sono stati più d’uno. Nei mesi scorsi, il tenace ministro leghista ha superato la freddezza degli alleati di governo prima, le barricate del Pd poi, per arrivare a quel mezzo stop legato al parere degli Enti locali nelle settimane scorse e, in generale, a una campagna del «no» a Sud che si sublimerà, oggi, in una manifestazione di protesta a Napoli cui dovrebbe partecipare anche la neo segretaria dem, Elly Schlein.
L’hanno messo sulla graticola per i Lep, i livelli essenziali di prestazione, hanno preteso ampie rassicurazioni sul meccanismo perequativo, sul maggiore coinvolgimento degli Enti locali fino all’ultima richiesta, dalla Sardegna: l’inserimento di un «post it legislativo» sul principio di insularità. Calderoli-Giobbe non ha fatto una piega, ha limato e cesellato il testo fino a far dire, pochi giorni fa, al collega pugliese Raffaele Fitto che ha la delega niente meno che al Sud: «L’autonomia non è un danno per il Mezzogiorno, bensì un’opportunità, leggetevi bene il testo».
Così, ieri, è uscito quel «sì» inedito dal Consiglio dei ministri tanto atteso in Veneto. E pazienza se il primo post di Matteo Salvini, ormai pienamente calato nella parte di ministro delle Infrastrutture, è per il Ponte sullo Stretto, successivo a quello sulla riforma.
Il licenziamento del ddl Calderoli è arrivato all’unanimità. A questo punto il ddl sarà trasmesso alle Camere per la valutazione e il voto finale. Nella serrata scansione prevista dal disegno di legge stesso, proprio il passaggio parlamentare, però, non prevede alcun limite di tempo. Tempi certi, invece, per la cabina di regia che entro sei mesi dovrà definire i Lep e che si sta insediando. Non è un caso che le prime parole del presidente del Veneto, Luca Zaia, siano state: «Ora avanti tutta con i Lep». Il passaggio alle Camere, auspica Calderoli, sia «in quell’ottica di collaborazione che guida il mio lavoro fin dal principio. Nel testo definitivo oggi approvato sono state inserite alcune proposte emendative degli enti territoriali, ivi compresa l’insularità. L’Italia ha una storica occasione di rinnovamento strutturale che va affrontata senza pregiudizi o ideologie, ma con pragmatismo e consapevolezza. Il mio obiettivo è far correre il nostro Paese come un treno ad alta velocità, superando i divari che il centralismo attuale ha cristallizzato e permettendo a tutti di migliorare nel segno dell’efficienza, dello sviluppo, della trasparenza e della responsabilità. È una sfida per il futuro e la modernità, che possiamo e dobbiamo cogliere nell’interesse dei cittadini».
A mezzo nanosecondo dalla nota di Calderoli arriva quella di Zaia: «Si aggiunge un passaggio determinante alla riforma più importante. L’approvazione definitiva è la prova che questo è un governo coraggioso, che mantiene le promesse e che è riuscito a fare quello che mai era stato fatto prima». Seguono ringraziamenti, non di circostanza, alla premier Giorgia Meloni e a Calderoli.
Esulta la Liga con il commissario regionale e membro della commissione Affari costituzionali della Camera che vaglierà il ddl: «Risultato storico per il Veneto. Nelle prossime settimane riunirò i nostri parlamentari per metterci al lavoro giorno e notte per velocizzare il percorso parlamentare». E il capogruppo in Consiglio regionale, Alberto Villanova dice: «L’autonomia ora è un po’ meno sogno e sempre più un traguardo vicino».