Il Sole 24 Ore. «Rimangono alcuni dubbi sulla valutazione delle risorse correnti necessarie a rendere operative le nuove strutture di assistenza sanitaria territoriale» come case e ospedali di comunità e gestione a domicilio dei pazienti. E poi una volta che nel 2026 il Pnrr sarà “terminato”, bisognerà mettere in conto almeno 1,24 miliardi in più per continuare a erogare l’assistenza domiciliare integrata e per pagare il personale degli ospedali di comunità. Con la difficoltà a trovare tra l’altro il personale sanitario già oggi molto carente negli ospedali. Così l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) è tornato a sollevare dubbi sul nodo risorse della missione 6 (Salute) del Pnrr nel suo Focus pubblicato ieri «L’assistenza sanitaria territoriale: una sfida per il Servizio sanitario nazionale» per la quale sono assegnati 7,5 miliardi. «Il Piano – premettono dall’Upb – prevede un importante tentativo di riorganizzare l’assistenza sanitaria non ospedaliera, passaggio cruciale per riqualificare il Ssn, e di riordinare il sistema di prevenzione». Ma c’è il nodo finanziamenti, appunto. E non solo: il coinvolgimento dei medici di famiglia nell’attuazione della riforma «richiederebbe una chiara regolazione delle forme e dei modi della partecipazione alle varie strutture e una revisione dei percorsi formativi».
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