Le vie per andare in pensione prima dei 67 anni non sono molte ma anche in anni recenti hanno permesso complessivamente un numero di uscite dal mondo del lavoro vicino a quello del pensionamento di vecchiaia. La legge di Bilancio 2023 non ha modificato di molto, per quest’anno, la situazione precedente.
Anticipata o con la quota
L’alternativa principale è costituita dalla pensione anticipata, che però è tale, rispetto a quella di vecchiaia, se si è iniziato a lavorare intorno ai vent’anni e non si è mai smesso di versare i contributi. Infatti richiede 41 anni e 10 mesi di contributi alle donne e 42 anni e 10 mesi agli uomini, senza requisito anagrafico.
Con quota 103, a disposizione quest’anno in sostituzione di quota 102, servono almeno 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi. Il Governo ha stimato che verrà utilizzata da circa 41mila persone. Si tenga presente che tra vecchiaia e varie forme di anticipo nel 2022 sono andate in pensioni circa mezzo milioni di individui.
Gli sconti per alcune categorie
Con opzione donna sono sufficienti 60 anni di età (riducibili a 58 in alcuni casi) e 35 anni di contributi più altri requisiti. La dovrebbero usare circa 2.900 lavoratrici.
Sono sempre disponibili le vie d’uscita per i lavoratori precoci, a cui sono sufficienti 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Ma oltre ad almeno un anno di contributi versati prima di compiere 19 anni, servono altri requisiti che limitano la platea a poche migliaia di persone. Discorso analogo per il pensionamento dedicato a chi svolge attività usuranti. Si parte da un minimo di 61 anni e 7 mesi di età, ma anche in questo caso altri requisiti complicano l’accesso a pensione.
Ape sociale
Infine c’è l’ape sociale, che non è una pensione ma uno scivolo pagato dallo Stato a chi ha almeno 63 anni, tra i 30 e i 36 anni di contributi e si trova in determinate condizioni. Dovrebbero utilizzarlo 20mila persone.