RESTITUIRE CENTRALITÀ E DIGNITÀ AL LAVORO PUBBLICO È ormai a tutti evidente la difficoltà per il SSN e per le Istituzioni pubbliche di reperire professionalità e competenze qualificate. I giovani, in particolare, vedono con favore il settore privato e le attività libero professionali. La difficoltà di reperire figure specialistiche alimenta il ricorso ad un mercato di prestatori d’opera estranei al sistema che precarizzano l’organizzazione del lavoro. È noto che l’Italia è agli ultimi posti nell’unione europea per numero di dipendenti pubblici e per l’entità della loro remunerazione. Inoltre l’età media dei pubblici dipendenti è molto elevata e si prospetta una gravissima e imminente ulteriore carenza di personale. La drammatica situazione del SSN ormai chiaramente inadempiente con liste d’attesa inaccettabili, le evidenti difficoltà nell’attuazione del PNRR, il ritardo nell’erogazione dei servizi pubblici richiedono una politica di investimenti con particolare riguardo alla valorizzazione professionale ed economica dei dipendenti e della dirigenza pubblica. È una strada obbligata per la difesa dei servizi e dei diritti fondamentali dei cittadini.
1) LA NECESSITÀ DI UN PERCOSO DI RIFORME
una riforma della P.A. che valorizzi le diverse e specifiche funzioni (in particolare un testo unico per la dirigenza sanitaria) La pubblica amministrazione non è più soltanto un apparato burocratico-amministrativo, la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici sono impegnati nell’erogazione diretta di servizi ai cittadini (scuola, sanità, sicurezza). Occorre superare l’impianto normativo ancora legato in qualche modo al testo unico degli impiegati civili dello Stato. La necessità di rendere le norme coerenti con funzioni diversificate e ormai altamente specialistiche comporta un processo riformatore. In particolare la Dirigenza sanitaria non può essere ingabbiata in uno schema rigido di pubblico impiego. Si parte dalla Dirigenza sanitaria perché è quella che risente maggiormente di un problema di reclutamento e di attrattività, ma anche le altre macro-categorie del pubblico impiego devono potersi sviluppare in un contesto normativo coerente con le caratteristiche del servizio reso ai cittadini.
superare l’amministrazione difensiva Il processo decisionale decisivo per l’efficacia e l’efficienza dei provvedimenti attuativi risulta rallentato non solo dalla complessità dell’iter ma anche dalla cosiddetta “paura della firma”. In particolare vanno attenuate le responsabilità civili e di rivalsa sul Dirigente da parte della Corte dei conti anche in caso di generica colpa. L’estensione a tutta la Dirigenza pubblica delle previsioni già operative da anni per la Dirigenza sanitaria (Legge Gelli Bianco) e per la Magistratura con un limite al risarcimento in sede di rivalsa contribuirebbe in maniera decisiva a rendere più agile e sereno tutti i procedimenti della Pubblica Amministrazione.
recuperare una carriera dirigenziale in condizioni di indipendenza e autonomia rispetto ai vertici politici delle Amministrazioni. Occorre far leva sull’unico elemento che distingue il lavoro pubblico da quello privato: la possibilità di una carriera. Tuttavia deve essere valorizzata l’indipendenza e l’autonomia della pubblica Amministrazione a cui va ricondotta la gestione dei provvedimenti nel rispetto della separazione tra prerogative della politica e ruolo della Dirigenza. Tale indipendenza comporta autonomia anche nelle progressioni e nella determinazione delle carriere. L’indipendenza e l’autonomia della Pubblica Amministrazione sono un obiettivo di civiltà e di garanzia per i diritti fondamentali dei cittadini.
2) PROVVEDIMENTI NEGOZIALI E DI INCENTIVAZIONE ECONOMICA
Finanziare e negoziare i contratti senza ritardi Insopportabile il continuo rinvio della contrattazione in particolare la Dirigenza con contratti scaduti il 31.12.2018, a distanza di oltre 4 anni ha appena aperto la contrattazione in 2 aree mentre mancano ancora perfino gli atti di indirizzo di altre 2 aree. In realtà dovrebbe essere concluso anche il contratto successivo già scaduto il 31.12.2021, come avviene nel privato. La legge di bilancio ha riproposto la consuetudine di finanziare i contratti solo nell’ultimo anno di vigenza. La busta paga dei dipendenti pubblici con due indennità di vacanze contrattuali è emblematica. Non è tollerabile viaggiare con due contratti di ritardo a maggior ragione con la ripresa dell’inflazione. Occorre accelerare l’intero iter anche ricorrendo ad acconti (un segnale anche se troppo timido è giunto con l’una tantum del 2023) ponendo fine ad una speculazione sui ritardi da parte di Amministrazioni centrali e del sistema delle autonomie.
Definire una contrattazione decentrata con tempi certi Il completamento della contrattazione integrativa viaggia senza scadenze certe, diluisce ulteriormente l’erogazione delle risorse con un ulteriore allungamento dei tempi di liquidazione delle risorse contrattuali. In tal senso devono agire i contratti nazionali di lavoro anche per la credibilità del sistema incentivante che non può essere differito o addirittura retroattivo rispetto al raggiungimento degli obiettivi.
Aumentare i salari per rilanciare la produttività L’Italia è l’unico Paese OCSE in cui i salari sono calati nel 2020 rispetto al 1990 mentre in Francia e Germania aumentavano di quasi un terzo. Esiste un nesso inevitabile tra bassi salari e produttività. Superare il precariato, incentivare la produttività e valorizzare le risorse umane.
Detassare aumenti contrattuali e salari legati alla produttività Estendere al settore pubblico la detassazione legata alla produttività già operante nel settore privato, anche per evitare una concorrenza sleale tra sanità pubblica penalizzata e sanità privata. Rinnovare i contratti scaduti da 4 anni al 4 % lordo ovvero per la Dirigenza circa il 2% netto con un’inflazione che ha raggiunto il 10% è irrealistico, punitivo e disincentivante, indispensabile agire con la leva fiscale in analogia con il trattamento dei dipendenti privati.
Estendere ai dipendenti pubblici i benefici del welfare aziendale I benefici del welfare aziendale con esclusione dal reddito imponibile di servizi ai dipendenti largamente applicato nel settore privato vanno estesi con urgenza ai dipendenti pubblici
Valorizzare la fidelizzazione al servizio pubblico, l’esempio dell’indennità di esclusività di rapporto. L’indennità di esclusività di rapporto nella Dirigenza sanitaria è un esempio di valorizzazione di un elemento di fidelizzazione al sistema pubblico. Essa va difesa, valorizzata e estesa a tutte le figure professionali operanti nel sistema in particolare per i dirigenti delle funzioni centrali la cui applicazione è incompleta e disomogenea e i dirigenti delle professioni sanitarie del SSN che ne sono sprovvisti. Occorre omogeneità in questo elemento a fronte di un investimento davvero minimo come entità economica.
Superare le ingerenze politiche sulla contrattazione, l’emblematica questione del comma 687 legge di bilancio 2017 L’ingerenza politica sulle prerogative contrattuali si è manifestata con una disposizione nella legge di bilancio del 2017 che imponeva il passaggio della Dirigenza PTA del SSN all’area sanitaria. Tale norma già due volte rinviata dal Parlamento ma non ancora abrogata si ripropone ad ogni rinnovo del contratto quadro preliminare all’avvio della contrattazione determinando potenziali ritardi nell’avvio della contrattazione.
Migliorare le condizioni di lavoro e favorire un’effettiva staffetta generazionale Ipotizzare una reale staffetta generazionale, tenendo conto dell’età elevata della dirigenza e della necessità di formazione dei neo assunti con articolazioni di lavoro che incentivino la permanenza in servizio. Si tratta di recuperare un “buco” generazionale dovuto al prolungato blocco delle assunzioni. Infine il futuro del servizio pubblico dipenderà sempre più dalla sua capacità di riformarsi prestando la massima attenzione alle condizioni di lavoro sia in termini di carichi di lavoro che di conciliabilità dei tempi di vita e di lavoro.
Il documento consegnato dalla Cosmed al Ministro della PA Paolo Zangrillo