I dieci contagi accertati sono stati tutti intercettati a San Marco in Lamis e apparterrebbero a tre cluster di persone legate fra loro da rapporti di parentela e amicizia ma il numero potrebbe salire, dato anche il lungo periodo di incubazione. Si pensa a un banchetto a base di carne di cinghiale dopo una battuta di caccia ma anche a una partita di salsicce o salami non controllati
A San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, risuona forte l’allarme per una malattia infettiva che negli ultimi giorni si è presentata con forza in Puglia. Si tratta della trichinosi, una infezione che è causata dalla presenza di un parassita presente in carni animali, la trichinella. Il parassita, infettando la carne, può provocare non pochi problemi di salute all’uomo che può essere contagiato mangiando anche solo una fetta di carne.
Allarme trichinella in Italia
Ad oggi sarebbero circa 10 i casi di trichinosi in provincia di Foggia, ma il bilancio potrebbe aggravarsi. Secondo quanto riferito dalla Asl Foggia, infatti, il servizio veterinario ha avviato già da alcune settimane una capillare attività di controllo e verifica dei prodotti alimentari con sospetta infestazione da trichinella che potrebbe provocare un boom di contagi (non solo Covid: ecco a quali virus stare attenti).
In passato erano già stati registrati dei focolai in Puglia che avevano coinvolto l’uomo. I quei casi erano stati innescati dal consumo di carni crude di cavallo importate dall’estero, di suini allevati allo stato brado e macellati clandestinamente e di carne cruda o poco cotta di salsicce e di cacciagione di cinghiale. È infatti proprio nel consumo di carne, specialmente cruda, che si nasconde la vera minaccia della malattia infettiva. Ma da cosa è causata?
Come riferisce l’Istituto Superiore di Sanità, la trichinellosi (o trichinosi) è una malattia infettiva causata da vermi cilindrici detti nematodi appartenenti al genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano. Il parassita è in grado di infettare i mammiferi, gli uccelli e i rettili, soprattutto quelli carnivori e onnivori tra cui maiali, volpi, cinghiali, cani e gatti (qui vi abbiamo parlato della minaccia dei “super maiali”). E purtroppo, in questo sistema d’infezione, rientra anche l’uomo.
La trasmissione all’uomo, infatti, può avvenire per via esclusivamente alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. In Italia, il veicolo di trasmissione è specialmente la carne suina, equina e più raramente di carnivori selvatici. Ma c’è anche un lato positivo: la trichinosi non si trasmette da persona a persona. Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti.
La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea – riscontrabile in circa il 40% degli infetti -, dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
Ma come fare a prevenire l’infezione? Proprio l’Iss dà alcuni consigli da non sottovalutare come:
- consumare la carne ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore (è sufficiente 1 minuto a 65°C). Il colore della carne deve virare dal rosa al bruno;
- congelare la carne almeno 1 mese a -15°C (congelamento prolungato, infatti, uccide le larve) se non è noto se la carne è stata sottoposta a esame trichinoscopico;
- pulire bene gli strumenti casalinghi se la carne viene macellata in casa.
La salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne, sottolinea l’Iss, non assicurano l’uccisione del parassita.
Consigli importanti anche da parte di Federico Gobbi, direttore del dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Sacro Cuore di Negrar (Verona): “La trichinosi ha carattere epidemico: l’animale infetto può essere mangiato da più persone e quindi dare luogo a più casi. Per proteggersi è quindi bene assicurarsi di mangiare la carne solo dopo che è stata ben cotta”.