L’annata 2022 per il mais resterà negli annali, la coltura ha battuto tutti i record negativi e purtroppo anche sul piano della sanità della granella è andata molto male. Il punto sulla questione micotossine è stato fatto all’ultima Giornata del Mais, organizzata dal Crea Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo.
Come sempre l’Ente di ricerca presenta a inizio anno i risultati dell’anno precedente. “Una annata drammaticamente siccitosa – ha detto Sabrina Locatelli, ricercatrice del Crea – presentando i dati della rete di monitoraggio. Oltre alla siccità, non si è potuto irrigare, in particolare in Lombardia, ma nel Centro Nord Italia in generale. Le condizioni climatiche avverse hanno poi favorito la diffusione di fitofagi, diabrotica e piralide, che rendono più facile lo sviluppo di micotossine”.
Poco prima il collega Gianfranco Mazzinelli, sempre del Crea, aveva spiegato: “Il 2022 è stato l’anno più siccitoso degli ultimi 25 anni, dopo il 2000 e il 2012. Nel periodo estivo abbiamo avuto 398 millimetri di pioggia, 330 in meno rispetto al 2021”.
I dati del monitoraggio
Il Crea nel 2022 non ha visto rinnovato il finanziamento per la rete di monitoraggio micotossine, ma sembra che qualcosa al Ministero Dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) si muova se è vero che, durante la Giornata del Mais, Carmine Genovese, dirigente del Masaf, ha assicurato che per la nuova stagione il finanziamento sarà rinnovato.
L’Ente di ricerca ha comunque portato avanti il monitoraggio, l’adesione purtroppo dai centri di stoccaggio è stata più bassa del previsto: sono stati raccolti 193 campioni da 28 centri di stoccaggio, molto meno rispetto agli anni precedenti.
Le analisi sono state portate avanti per aflatossina B1, la più pericolosa e preoccupante per il mais, fumonisine e deossinivalenolo (Don).
Secondo i risultati l’aflatossine B1, generata dal fungo Aspergillus flavus, ha superato il 2012, quando la sua presenza era stata altissima. Per quanto riguarda il raccolto 2022, nel 26% dei campioni ha superato i 20 microgrammi/chilogrammo, un livello che impedisce l’utilizzo per fini mangimistici. Se si guarda poi alle soglie 5-10 e 10-20 microgrammi/chilogrammo, va aggiunto un altro 16%. Considerato che le rese nel 2022 sono state fra le più basse di sempre, dover rinunciare ad altra granella per via della presenza di aflatossine non è certo una buona notizia per il settore. Guardando alle zone d’Italia maggiormente colpite, si distinguono l’area centrale del Nord e l’area orientale.
Per quanto riguarda le fumonisine non è andata meglio. La micotossina causata da Fusarium verticillioides è stata ritrovata nel 65% dei campioni a un tenore superiore ai 4mila microgrammi/chilogrammo, un valore che fa a gara con quello del 2019, che resta un record: in quell’annata si era arrivati all’81% dei campioni con un tenore così alto.
In una situazione gravissima dal punto di vista della sanità della granella, c’è da sottolineare una buona notizia per il deossinivalenolo (Don): nessun campione fra quelli analizzati ha rivelato una presenza superiore a 1.250 microgrammi/chilogrammo.
Occhi puntati sul 2023
E mentre si tirano le somme di un’annata da dimenticare, si guarda al 2023. Secondo gli ultimi dati alla fine di gennaio 2023, l’Italia settentrionale mostrava già livelli preoccupanti di tutti i corsi d’acqua, in particolare in Piemonte. Il Po aveva una portata inferiore a quella del 2022, un segnale già preoccupante, prima ancora delle semine. Cosa fare per evitare che si ripeta la prossima estate lo stesso copione, ovvero micotossine dilaganti nei campi? È bene ricordare che il Masaf rende disponibili le Linee guida per il controllo di tutte le micotossine.
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