Repubblica. È lei stessa a giocare sulla difensiva. A rinviare i bilanci «alla fine del percorso». A dire che l’attività di governo «è una maratona», mica roba da velocisti. I suoi primi 100 giorni a Palazzo Chigi Giorgia Meloni li celebra con un video di “appunti”, in cui menziona solo alcuni atti e fatti recenti (dal patto per la terza età agli incontri ad Algeri e Tripoli, fino alla legge su procedibilità d’ufficio e arresto in flagranza) e non evita qualche messaggio ruvido agli alleati: «L’obiettivo non sono misure spot bensì soluzioni che richiedono lavoro e precisione».
È, in sostanza,l’impegno a ridurre al minimo i decreti d’urgenza (15 quelli già approvati in poco più di tre mesi), ma anche un avvertimento a Lega e FI: niente più fughe in avanti, niente forzature per piazzare bandierine. Una sola concessione, la premier, è pronta a fare, nella settimana che si apre oggi: il sì al disegno di legge sull’autonomia. Il ministro Roberto Calderoli conferma, seppur con prudenza, che il testo andrà domani all’esame di un pre-consiglio dei ministri: «Così dovrebbe essere programmato ». Ma autorevoli fonti di governo del partito di Meloni dicono che la partita è chiusa: domani le ultime modifiche tecniche, giovedì il varo del disegno di legge in cdm. Il tutto in nome di un accordo fra i leader dell’alleanza raggiunto dieci giorni fa, secondo il quale in mancanza di un’intesa sui costi-standard non si fa ritorno al meccanismo della spesa storica che penalizzerebbe il Sud. E dovrebbe esserci ilpieno coinvolgimento del Parlamento nell’esame dei decreti attuativi. Una “conquista” che la Lega è pronta a giocarsi prima del voto per le Regionali in Lazio e Lombardia, in attesa del presidenzialismo caro alla premier, ma che resterà comunque il primo passo di un cammino delicato, fra le perplessità di governatori e aspiranti tali del centro- Sud. Il candidato del centrodestra nel Lazio, Francesco Rocca, ad esempio frena: «No a cittadini di serie A e di serie B. Attendiamo il progetto finale e dopo vedremo. È una proposta di un partito politico, non è stata licenziata dal governo. Se è un viaggio per avvicinare le amministrazioni ai cittadini mi vede favorevole, ma se dovesse rischiare di penalizzare i cittadini non mi vedrebbe favorevole». Matteo Salvini tira dritto: «Alla fine della legislatura avremo una repubblica federale».
Più importanti, per la premier, sono in questo periodo le relazioni europee: Meloni torna a ribadire con orgoglio di aver messo fra le priorità di Bruxelles l’immigrazione irregolare. Nei prossimi giorni sarà a Stoccolma e Berlino, e non è esclusa la tappa a Parigi dopo la crisi diplomatica con l’Eliseo. Al Consiglio europeo straordinario del 9 e 10 febbraio si presenterà reduce dalle intese con Algeria e Libia, forte di una proposta (o di una narrazione) che intreccia gas e immigrazione in un Piano Mattei per l’Africa, una dottrina della cooperazione “non predatoria”. Non è che non manchino le resistenze, per la prima premier donna che al traguardo dei 100 giorni arriva dopo essersi scontrata sul fronte esterrno con l’Ue, con la Bce, con un Paese amico come la Francia, e su quello intero con sindacati, associazioni datoriali e rappresentanze di categorie (benzinai o balneari). Ma con lo spirito dell’underdog che non ama le corse a cronometro.