di Luciano Fassari. Dalla lotta al virus, ai vaccini, passando per la soluzione di alcuni cronici problemi come la carenza di personale e le lunghe liste d’attesa. Ma non solo, nel menù anche la riforma Aifa, la riorganizzazione del Ministero della Salute, la nuova presidenza dell’Iss e l’attuazione del Pnrr con in testa il destino delle Case della Comunità e la riforma della medicina generale. Ecco cosa bolle in pentola per il nuovo anno.
Dal proseguimento della lotta al Covid, passando per le liste d’attesa, la carenza di personale, fino all’attuazione della riforma dell’Aifa e molto, molto altro ancora. Anche per il 2023 il menù per la sanità è parecchio ricco e le sfide che attendono il Governo e il Ministro della Salute, Orazio Schillaci sono plurime.
Partiamo dal Covid. La linea del Governo è stata quella di smantellare via via le restrizioni. Un po’ per dare un segnale politico e un po’ per accelerare il processo di convivenza col virus. Le notizie provenienti dalla Cina però preoccupano, soprattutto perché un’elevata circolazione favorisce la formazione di nuove varianti che potrebbero essere pericolose. Al momento la situazione non desta allarme ma è chiaro che serve potenziare la rete di sequenziamento che nonostante i quasi 3 anni di pandemia è ancora carente.
Tasto dolente e su cui occorrerà lavorare è invece quello delle vaccinazioni. Il Ministro Schillaci ha sempre difeso l’importanza delle immunizzazioni e ha lanciato una campagna di comunicazione ma è evidente che la maggioranza politica di cui è espressione ha sempre guardato e guarda ai vaccini con una certa diffidenza. Basta solo andarsi a rileggere le dichiarazioni del sottosegretario Marcello Gemmato e anche quelle dello stesso presidente del Consiglio Giorgia Meloni che non sembrano mai così nette.
Ma ovviamente non c’è solo il Covid. Altro tassello decisivo saranno gli interventi per recuperare le liste d’attesa. In Manovra non sono stati confermati i fondi ad hoc che aveva previsto il precedente Governo (anche se, va detto, non è che la misura abbia poi avuto tutto questo successo). Al momento sulla questione, al di là delle dichiarazioni d’intento di Schillaci, non c’è molto ma è lecito attendersi iniziative anche perché i tempi per visite ed esami sono sempre più lunghi e vedono una progressiva fuga dal pubblico dei pazienti (ovviamente di quelli che possono permetterselo).
Snodo chiave per il futuro del Ssn è poi quello della soluzione della carenza di personale. Mancano medici, infermieri e professionisti sanitari in ogni dove. Le Regioni ormai la definiscono un’emergenza nazionale e il Ministro ha annunciato che il tema è in cima alla sua agenda. In Legge di Bilancio è arrivato un primo (timido) segnale con 200 mln di indennità per il personale dell’emergenza-urgenza ma solo a partire dal 2024 (il tentativo ministeriale di anticipare il tutto al 2023 è fallito). Sul punto si attende qualcosa in più.
Ma non solo carenza, in ballo c’è anche il rinnovo dei contratti. In primis va chiuso quello della dirigenza medica e sanitaria 2019-2021 che ha scatenato le proteste dei medici prima delle feste natalizie. Al momento l’atto d’indirizzo è fermo al Mef e le trattative senza uno sblocco non possono partire. Molte nubi però ci sono anche sui rinnovi 2022-2024 che al momento non vedono nessun stanziamento.
Aifa, Iss, Agenas e Ministero
In estate poi scadrà anche la presidenza dell’Iss. Silvio Brusaferro per legge può essere confermato per un altro mandato ma è chiaro che la guida dell’Istituto scatena da sempre appetiti da parte delle forze politiche.
Per quanto riguarda Agenas la conferma di Domenico Mantoan alla guida era data per certa anche se negli ultimi giorni pare esserci stato qualche intoppo. Inoltre, molta attesa c’è per vedere l’attuazione della riorganizzazione del Ministero della Salute dove è molto probabile che vi saranno molti cambi ai vertici.
Su tutto pende poi l’attuazione del Pnrr. Oltre a tutte le milestone che vanno raggiunte nel 2023 per sbloccare i soldi dall’Ue bisognerà capire, soprattutto sulla riforma dell’assistenza territoriale cosa nella pratica farà il Governo che sulla questione ha sempre bocciato il Dm 77 e per esempio il progetto delle Case della Comunità. In questo senso si attende poi l’eventuale riforma della medicina generale.
Altra questione è poi quella del payback dei dispositivi medici. Il Governo per ora ha tirato dritto ma vista la mole di ricorsi presentati dalle aziende il quadro rischia di cambiare.
In questo scenario bisognerà vedere poi anche il contesto più generale a partire dall’inflazione e dal caro energia per vedere se si riuscirà ad aumentare le dotazioni del fondo sanitario.
Attenzione poi anche al tema dell’autonomia differenziata che riguarda anche la sanità e su cui non c’è unità di visione tra le forze di maggioranza.
Luciano Fassari
Quotidiano sanità