il gazzettino. Va bene Dermatologia, piace anche Allergologia, passi pure Ginecologia, così come Pediatria, Oftalmologia, Cardiologia. Sì a Chirurgia, purché sia Plastica ed estetica o Maxillo-facciale, ma non Generale. Insomma, più vita da ambulatorio che da sala operatoria, a meno che il bisturi non dia la prospettiva di guadagnare meglio con la libera professione. Quindi no a Medicina d’emergenza-urgenza, professionalità peraltro difficilmente spendibile nel mercato privato, visti i turni pesanti del settore. È la fotografia delle specializzazioni mediche scelte dai nuovi camici bianchi, secondo i dati raccolti dalle associazioni di categoria Anaao Giovani, Als e Gmi. Un’analisi a cui non sfugge il Nordest, che proprio nella Scuola di specialità propedeutica al Pronto soccorso registra un tasso medio di rifiuto dell’80%: rispetto alle borse disponibili, non è stato assegnato il 63% a Padova, l’80% a Trieste, l’89% a Verona e il 95% a Udine.
Laurea in Medicina e chirurgia, poi la specializzazione
Fino al 5 ottobre i laureati in Medicina e chirurgia dovevano indicare tipologia e sede della loro specializzazione. Dai numeri nazionali è emerso che questa volta c’erano più posti che dottori: su un totale di 16.165 contratti, i candidati sono stati 14.036, di cui “solo” 11.688 hanno avuto l’assegnazione. Questo significa che il 27,7% delle borse, cioè più di una su quattro, è rimasto per così dire inoptato, con percentuali che variano dal 24,5% dei contratti finanziati con fondi statali, al 51,3% di quelli sostenuti da risorse regionali, al 78,1% di quelli riservati alla sanità militare e al Servizio sanitario nazionale.
Scuola di specializzazione in Emergenza-urgenza
Il dato della Scuola di specializzazione in Emergenza-urgenza è eloquente: su 855 posti a disposizione in Italia, ne sono stati coperti soltanto 266 e cioè il 31%. In quattro Università addirittura non c’è stata alcuna assegnazione: La Sapienza di Roma – Umberto I, Milano San Raffaele, Foggia e L’Aquila. Ma non va molto meglio in Veneto e in Friuli Venezia Giulia: a Padova su 75 borse ne sono state accettate 28 e rifiutate 47; a Trieste su 25 ne sono state prese 5 e ignorate 20; a Verona su 55 ne sono state prescelte 6 e lasciate 49; a Udine su 21 ne è stata voluta 1, mentre le altre 20 sono rimaste sulla carta. «Una ulteriore flessione rispetto agli scorsi anni – affermano Anaao Giovani, Als e Gmi – che certifica ufficialmente “l’estinzione” della figura dello specialista in Medicina d’emergenza con l’avanzata della figura del medico gettonista, che corrisponde irrimediabilmente a una diminuzione della qualità erogata in un ambito delicato come quello dei Pronto soccorso, oltre a costi esorbitanti per i contribuenti». A proposito di Udine, va ricordato che proprio l’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale quest’estate si è vista costretta a reperire il personale per il Pronto soccorso di Latisana attraverso una società privata che ha fornito i camici bianchi argentini.
Medici specialisti
Per le organizzazioni dei giovani sanitari, questa situazione è frutto di una «errata programmazione dei medici specialisti causata da una sbagliata suddivisione dei contratti a bando». Resta però l’impressione che a pesare siano pure le aspettative degli interessati, anche alla luce dell’esperienza vissuta (e raccontata) da molti strutturati negli ultimi anni. «È mortificante constatare che ben 44 Scuole di Anatomia patologica, Patologia clinica e Microbiologia saranno senza nessun medico specializzando, certificando il depauperamento di figure professionali che sono state protagoniste durante la pandemia Covid», concludono le associazioni. All’inizio delle attività didattiche, fissato per il 1° novembre, non ci sarà nessun aspirante virologo né a Padova, né a Verona, né a Trieste. Zero specializzandi anche in Medicina interna a Udine, segnalazione analoga arriva pure per Radioterapia a Padova.