Il Sole 24 Ore. La denuncia della Flai-Cgil: in Sardegna, Puglia e Sicilia la riduzione sarà del 50%
L’allarme arriva dalla Flai, il sindacato agroindustriale che fa capo alla Cgil, che ieri a Roma ha presentato un corposo studio per ricostruire la nuova mappa degli spazi per la pesca marittima in Italia, così come verrà rimodellata dai limiti normativi in arrivo a livello europeo e nazionale. L’intento dei provvedimenti è lodevole e mira ad aumentare la sostenibilità ambientale garantendo la conservazione dell’habitat marino e il suo ripopolamento. Ma il combinato disposto di tutte le restrizioni, dicono i lavoratori della pesca, rischia di diventare un boomerang contro un settore già martoriato, che negli ultimi dieci anni ha perso il 20% della flotta, ha visto diminuire il volume del pescato del 16% e oggi riesce a garantire all’Italia solo il 27% di tutto il pesce che consuma.
Il caso più clamoroso sarebbe quello di Lampedusa, un’isola tradizionalmente votata alla pesca, dove non si potrebbe più pescare da nessuna parte: entro le 12 miglia dalla coste no, perché è area marina Natura 2000, dove l’Europa vuole bloccare la pesca a strascico; e oltre le 12 miglia marine nemmeno, perché secondo la riforma delle Zone economiche esclusive lì finirebbe l’area di pesca italiana e comincerebbe quella tunisina.
Sul banco degli imputati, al primo posto, c’è il piano d’azione presentato dal Commissario europeo alla Pesca e all’Ambiente Virginijus Sinkevicius, che una volta trasformato in regolamento sarà vincolante per tutti gli Stati Ue: «Prevede il divieto di pesca a strascico nelle aree Natura 2000, quelle dove già la pesca è soggetta a limitazioni – spiega Antonio Pucillo, capo dipartimento pesca della Flai-Cgil – sommato alla richiesta europea di aumentare il numero delle aree marine protette entro il 2030, crea forti limitazioni ai pescatori. Noi siamo favorevoli alla salvaguardia delle specie marine e al loro ripopolamento, ma se pescare in meno del 30% del mare ha come unico risultato quello di veder migliorate, e solo in parte, le condizioni di vita di una decina di specie soltanto, allora vuol dire che questa non è la strada giusta da percorrere».
A preoccupare il mondo della pesca è anche il boom di richieste di concessioni per nuovi parchi eolici offshore, la cui realizzazione è auspicata e incentivata dalla stessa Ue, così come dal governo nazionale. In Italia, a settembre, si contavano 65 richieste di autorizzazione aperte: «Secondo le previsioni dell’Europa – ricorda Pucillo – l’impatto di questi megaimpianti non coinvolge più del 3% dei mari del continente. Ma in Italia i parchi offshore sono tutti concentrati tra la Sardegna, la Sicilia e la Puglia, con il risultato che in queste regioni si rischia una riduzione della pesca anche del 50%».
Quello di Lampedusa è un caso estremo, ma la ridefinizione delle Zone economiche esclusive (Zee), dove cioè hanno diritto di pesca solo i pescherecci di un determinato Paese, è destinata a limitare le prospettive di molte regioni. In Sardegna, per esempio, la Zee dell’Algeria arriva alle acque territoriali italiane della costa orientale della Sardegna. Ultima, ma non per importanza, c’è allo studio la possibilità di impedire la pesca a profondità maggiori di 600 o di 800 metri, contro gli attuali 1000.
«Questa ricerca – ha detto Andrea Gambillara, della segreteria nazionale della Flai-Cgil – evidenzia come il tema di gestione della pesca vada allargato alla gestione di tutte le attività che insistono sulla superficie marina. Serve un’azione unitaria che valuti non solo gli aspetti ambientali, ma anche quelli socio-economici, e la competenza va allargata trasversalmente ad altri ministeri oltre quello dell’Agricoltura». Il tema, per una volta, vede riuniti dalla stessa parte della barricata lavoratori e imprese e della pesca, le cui associazioni – da Federpesca a Fedagripesca Confcooperative – hanno partecipato alla presentazione dello studio Flai. «Questa mappa – ha detto il vicepresidente Fedagripesca, Paolo Tiozzo – dimostra che di spazi per la pesca ne rimane ben poco. Il ministro Lollobrigida ha fatto bene, quest’estate, a votare contro il piano d’azione della Commissione sulla pesca a strascico, ma siamo stati l’unico Paese Ue a farlo e temo che non sarà sufficiente a far cambiare idea all’Europa». Ora la palla passa al sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio La Pietra, che si è impegnato a portare il dossier della Flai-Cgil sul tavoli della prossima riunione ministeriale.