Dopo quasi vent’anni Parmalat restituisce le chiavi della Centrale del Latte di Roma al Comune della Capitale. L’ultimo consiglio di amministrazione sotto le insegne del gruppo italiano che fa capo alla multinazionale francese Lactalis ha dato seguito alla sentenza della Corte di appello di Roma che ha chiesto la restituzione del 75% all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Roberto Gualtieri, che già possiede il 25%. Parmalat dovrà restituire anche i dividendi che dal 2005 la Centrale del latte capitolina ha distribuito. Un arco di tempo durante il quali il gruppo ha investito 30 milioni per ammodernare le produzioni della società e creare occupazione. Ora tocca alla Cassazione, presso la quale Parmalat ha già depositato un ricorso, decidere del futuro: se l’azienda resterà all’amministrazione di Roma Capitale o tornerà alla prima realtà lattiero-casearia del Paese, sebbene di proprietà francese.
Il divieto
Il contenzioso è iniziato nel 1999, quando la Cirio di Sergio Cragnotti aveva venduto il 75% alla Parmalat di Calisto Tanzi. Nei patti tra il Comune e Cragnotti — che aveva vinto la gara per la privatizzazione della Centrale nel 1996 — c’era il divieto di vendere l’asset prima di cinque anni. Un accordo non rispettato che aveva fatto scattare il ricorso di Ariete Fattorie Latte Sano (aveva partecipato a quella gara). Il contenzioso è arrivato alla nuova gestione di Parmalat che «ha dato lavoro nella regione e supportato la filiera — ha detto il general manager di Parmalat Maurizio Bassani —. Continueremo a coltivare i contenziosi pendenti e confidiamo che la Cassazione accolga le nostre ragioni».
Corriere.it