Un podio consolidato
Il primato quest’anno tocca a Stefano Bonaccini, con un balzo che lo porta a ricevere dal 69% degli emiliano-romagnoli una risposta positiva sull’ipotesi di votare per lui se le elezioni regionali si svolgessero ora. Zaia, comunque, ha poco da interrogarsi sulle ragioni della perdita del posto di vetta, perché il 68,5% di “sì” che lo colloca al secondo scalino rappresenta un risultato rotondissimo. E lo stesso accade per un altro frequentatore delle vette del Governance Poll, il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che con il 64% dei consensi occupa il terzo scalino del podio. Le domande più impegnative, semmai, si affollano ai piani bassi della graduatoria, dove il sardo Christian Solinas con un magrissimo 35% indossa la maglia nera parecchio distanziato da tutti i suoi colleghi.
In quest’ottica, è utile sottolineare che la novità rappresentata dall’assenza di Zaia dalla vetta della classifica è forte ma non rivoluzionaria. Perché il consenso che i cittadini riservano ai propri amministratori è una cosa seria, è materia solida che mal si presta a drastici cambi di scenario. Il viaggio rapido dagli altari alla polvere, così frequente nella politica nazionale, è evento assai più raro nell’amministrazione territoriale, dove il rapporto con i cittadini si costruisce giorno per giorno nella difficoltà delle scelte gestionali più concrete.
Lo scatto di Bonaccini
Certo per Bonaccini, che gli iscritti al Pd avrebbero accolto alla segreteria del partito al contrario degli elettori alle primarie, e che molti cittadini romagnoli avrebbero visto con favore al posto di commissario per il post-alluvione, a differenza del Governo che ha invece nominato il generale Figliuolo, la vittoria al Governance Poll può rappresentare un importante premio di consolazione. Ma non può essere inquadrata come un exploit. Perché il presidente dell’Emilia-Romagna occupa per tradizione un posto d’onore nel Governance Poll: l’anno scorso tallonava la coppia leghista del Nord-Est che ora è riuscito a mettersi alle spalle; nel 2021 correva al secondo posto appena dietro a Zaia, e così via.
Consensi in salita al Sud
È verosimile che l’esposizione di prima fila nei giorni complicatissimi seguiti all’alluvione di maggio abbia regalato a Bonaccini qualche punto in più, magari utile allo strappo finale. Ma decisivo è stato il punto di partenza, rappresentato da un consenso sempre elevato costruito nel lavoro quotidiano con imprese e cittadini del territorio.
Un lavoro che può offrire soddisfazioni personali anche in terre strutturalmente più difficili di quelle emiliano-romagnole. Lo sa bene per esempio il presidente della Calabria Roberto Occhiuto, che quest’anno con un punto in più rispetto al 58% ottenuto 12 mesi fa diventa il capofila del centrodestra non leghista in Regione, ex aequo con il ligure Giovanni Toti che l’anno scorso ricopriva lo stesso ruolo in solitaria.
Sempre a Sud, e sempre in fatto di centrodestra moderato, va segnalato il risultato di Vito Bardi, il presidente della Basilicata che con un 47,5% di consensi ottiene uno degli scatti più significativi guadagnando sei punti pieni rispetto alla classifica del 2022. Alla sua prima prova, infine, il neopresidente del Lazio Francesco Rocca con il 54% conferma in pratica i risultati del voto. Ma per lui il viaggio è appena iniziato.