È stato pubblicato il 22 giugno sul sito del Ministero della Salute il parere del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare che sottolinea l’esistenza di una problematica multi-micotossine e auspica che il problema critico della valutazione delle esposizioni combinate venga affrontato con un progetto multicentrico e interdisciplinare, dotato di adeguate risorse, per poter effettuare una corretta valutazione del rischio. Le informazioni disponibili, ancorché limitate e frammentarie, consentono di concludere che un potenziale problema esiste. Gli esperti mantengono alta l’attenzione ed in caso di nuovi dati si procederà all’aggiornamento dei documenti redatti. Il Cnsa suggerisce di affrontare la questione anche nel settore dei mangimi e della salute animale.
La compresenza di micotossine diverse in alimenti e filiere importanti per la popolazione generale italiana, a partire dai cereali, è possibile e suffragata dai dati limitati disponibili. Le evidenze sperimentali mostrano che la frequente compresenza di più micotossine negli alimenti deve essere attentamente considerata per i possibili effetti additivi-sinergici utilizzando gli strumenti sviluppati dalla tossicologia delle miscele. Le informazioni disponibili, ancorché limitate e frammentarie, consentono di concludere che un potenziale problema esiste.
Tuttavia, la mancanza di una solida base di dati per valutare tali effetti additivi (o anche interazioni) e la ridotta disponibilità di accurate informazioni sulle esposizioni combinate nello scenario italiano precludono una valutazione.
Per quanto riguarda la compresenza di micotossine in campioni di alimenti in Italia il Cnsa precisa:
- Il numero di campioni del database NSIS con analisi multi-micotossine è di 165 pari al 4%, che sebbene contenuto dimostra che esiste un problema legato alla compresenza di più micotossine, tanto più considerando che a) la positività è in funzione del limite di quantificazione del metodo analitico; b) la positività (di per sé significativa ma non eclatante, 16%) è in realtà concentrata in alcuni gruppi di alimenti.
- L’analisi dei dati disponibili sui campioni in cui sono presenti residui di multi-micotossine permette di evidenziare che cereali, in particolare la farina di mais, e le spezie sono le categorie alimentari da tenere maggiormente in considerazione.
- La co-presenza di micotossine diverse con target differenti in concentrazioni molto variabili, in combinazione con l’assenza di adeguati studi in grado di verificare l’effetto sinergico o additivo, impediscono, di fatto, una adeguata valutazione del rischio tossicologico.
Il parere ribadisce la necessità evidenziata nella precedente relazione del Cnsa del 2021 di avere le seguenti informazioni ritenute cruciali per poter proseguire con una valutazione del rischio basata su evidenze scientifiche:
- Identificazione e quantificazione delle miscele di micotossine almeno nelle categorie maggiormente interessate alla contaminazione
- Studi su tali esposizioni combinate per identificare il tipo e la relazione dose-risposta di effetti additivi o sinergici riportabili a livelli di esposizione realistici, e che indirizzano ad una valutazione dei rischi per la salute ed a possibili obiettivi di strategie per la prevenzione/riduzione del rischio
- Studi di biomonitoraggio per valutare l’impatto delle esposizioni combinate sulla popolazione, tenendo conto della differente suscettibilità ad effetti tossici legata al genere (ad es., interferenza endocrina) nonché della presenza di gruppi vulnerabili per caratteristiche intrinseche (ad es. bambini) e delle abitudini alimentari (ad es. soggetti con celiachia forti consumatori di mais).
Peraltro a causa del cambiamento climatico in atto le micotossine sono verosimilmente destinate ad assumere una crescente importanza nei paesi temperati, come l’Italia.
In un’ottica One Health il CNSA suggerisce di affrontare il problema delle esposizioni combinate a micotossine anche in ambiti diversi dalla sicurezza alimentare, ma comunque ad essa correlati quali la sicurezza dei mangimi e la salute animale, e l’esposizione lavorativa nel settore agro-alimentare.
a cura del Sivemp Veneto