L’azienda prosegue comunque con il potenziamento dell’attività in Italia, in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo nel settore. Ad Abano Terme, in provincia di Padova, dove ha sede la società, a fine anno diventerà operativo un altro centro produttivo di vaccini, con un investimento di 40 milioni. «Non abbiamo bisogno di pensare al reshoring, potenziamo già la catena di produzione italiana», commenta Pizzocaro.
Il gruppo in questo caso svolgerà un’attività per una delle tre principali multinazionali di vaccini, diventando un hub internazionale. Qui infatti verrà prodotto il vaccino liofilizzato quadrivalente, generalmente utilizzato dai bambini: è chiaro dunque che non è solo l’Italia e l’Europa il target di questa operazione. Fidia, avendo una tradizione riconosciuta di produzione vaccinale, è stata ingaggiata da un colosso americano per le sue esportazioni nelle aree più vicine all’Ue.
«Noi produciamo un vaccino liofilizzato, con una tecnologia più evoluta e meno diffusa dell’infialatura che prevede l’utilizzo di un vaccino liquido e quindi meno duraturo. Importiamo principi attivi e realizziamo il prodotto finito. In Italia c’è adesso il dibattito su come riportare l’intera catena di produzione nel Paese e in Europa, incluso cioè gli ingredienti di base. Ma allora, a livello europeo – spiega Pizzocaro – dovremmo porci il problema di abbassare i costi attraverso la defiscalizzazione, se riteniamo che il Vecchio continente debba essere indipendente dall’Asia in casi di estrema necessità, come una pandemia. In questo momento invece comprare principi attivi da Cina e India è molto più conveniente, e finché non cambiamo le scelte di politica industriale in Europa non ci sarà modo di invertire il corso».
Il problema delle importazioni dall’Asia ha comunque creato qualche criticità anche a Fidia. Sempre nel 2022, oltre ai problemi del payback e dei costi energetici, si è aggiunto anche quello delle difficoltà di reperire le piccole forniture di scarso valore (dai filtri alle parti in gomma) provenienti dalla Cina, bloccata per via del Covid. E questo ha messo in difficoltà le attività. A questo si è aggiunta anche la scarsa reperibilità di carta e alluminio – necessari per blister e confezioni – che ha caratterizzato tutto il 2022.
Per Fidia l’Italia si è confermata il mercato principale, con il 52% del fatturato registrato. Qui l’azienda è cresciuta del 12,6%, consolidando la leadership nel mercato dell’acido ialuronico per infiltrazioni osteoarticolari (oltre 24 milioni di euro). A proposito di acido ialuronico, Fidia è capifila in Italia di un progetto finanziato dal fondo europeo Ipcei (con 54 milioni), in base al quale l’acido ialuronico può aiutare a veicolare più rapidamente i vaccini. I risultati della ricerca saranno pubblicati tra tre anni.
Risultati positivi sono stati ottenuti anche all’estero, dove la crescita a doppia cifra (+12,4%, con un fatturato pari a 193,6 milioni di euro) è stata trainata soprattutto dai Paesi dell’area Medio Oriente e Nord Africa (+18,5% rispetto al 2021), grazie ad un modello commerciale che integra la presenza diretta nei principali mercati con la partnership tramite distributori. Seguono i Paesi europei (+16,7%) e la filiale americana, che da sola ha registrato un incremento del fatturato del 9%.
L’utile netto si è attestato a 37,8 milioni(36,4 milioni nel 2021). Dal punto di vista dell’occupazione, il gruppo impiega a livello globale 1.446 addetti, con 235 nuove assunzioni nel 2022.