Il 13 ottobre del 2018 l’imprenditore trevigiano Carlo Colferai sta percorrendo con la sua Porsche Macan un tratto di strada a Marziai, una frazione nel Comune di Quero, in provincia di Belluno. All’improvviso da un sentiero sbuca un gigantesco cervo, che si butta in mezzo alla strada. L’impatto è violentissimo: ad avere la peggio l’animale, mentre l’auto di Colferai rimane semidistrutta, con danni di circa 40mila euro. La vicenda assume subito una coda legale, perché l’imprenditore, tramite la sua Action Sas, decide di fare causa alla Regione Veneto, che rifiuta di risarcire il danno: «A distanza di cinque anni – racconta Colferai – è stata fatta finalmente giustizia e la Regione è stata condannata a risarcirmi per un totale di circa 50mila euro comprese le spese legali. Adesso vedremo se faranno ricorso, ma sono contento di essere riuscito ad arrivare in fondo, nonostante avessimo scarsissime possibilità di vincere. Il mio legale Michele Beni mi aveva detto che avremmo avuto il 20 per cento di possibilità di spuntarla. Alla fine è stato bravo e abbiamo vinto».
La sentenza
L’avvocato Beni ha puntato la sua strategia legale sulla mancanza di una protezione adeguata in corrispondenza del sentiero che si immetteva lungo la strada provinciale 1: «La causa – spiega Beni – è stata vinta perché siamo riusciti a provare l’esistenza di un tracciato o sentiero privo di protezione. Il giudice ha riconosciuto che nella vicenda la Regione ha mancato nel non aver inserito una rete di protezione per limitare il rischio d’incidente. E alla fine ci ha dato ragione». La Regione, a sua volta, si era difesa sostenendo come l’incidente fosse inevitabile. Il giudice Beniamino Margiotta ha optato, invece, per una condanna risarcitoria: «Nel contesto in cui è avvenuto il sinistro – scrive il giudice – è lapalissiano che chiudere con una recinzione il sentiero creato dagli animali che sbucava sulla carreggiata sarebbe stato un comportamento esigibile dalla pubblica amministrazione che evidentemente avrebbe limitato grandemente la possibilità che proprio da quel sentiero un animale attraversasse la strada e fosse investito dalla vettura».
L’imprenditore: contro di me insulti e minacce
A Colferai rimane ugualmente una grande amarezza, nonostante la vittoria: «La prima cosa che mi viene da pensare è che sono stato fortunato – spiega – andavo piano e avevo un’auto corazzata, che mi ha protetto. Se fossi stato alla guida di un’auto più piccola, probabilmente oggi non sarei qui. Oltre all’impatto con un animale di 150 chili, che è come finire contro un muro, anche le corna avrebbero potuto sfondare il vetro. Nel mio caso sono esplosi gli airbag, si sono frantumati i vetri. E pensare che quindici giorni prima c’era stato un altro incidente analogo». Ma Colferai è amareggiato anche per altri due motivi: «Io sono un imprenditore nel ramo dell’occhialeria – aggiunge – e i miei soldi li ho guadagnati onestamente. Per fare giustizia ho dovuto fare causa e andare avanti anni. Un altro al mio posto non so se l’avrebbe fatto. Poi gli insulti e le minacce che ho ricevuto me le porterò sempre con me. Sembrava che nessuno fosse preoccupato della mia incolumità, mentre tutti di scagliavano contro il sottoscritto per l’impatto avuto con l’animale. Ho imparato che, in questo Paese, chi guadagna onestamente deve quasi nasconderlo».