Gli allevatori del Coordinamento Unitario Difesa del Patrimonio Bufalino invadono le strade a Caserta e chiedono un cambio del Piano di Eradicazione. La Regione Campania apre al dialogo e incontra le organizzazioni più rappresentative
Dal 2 maggio 2023 una folta schiera di allevatori di bufale da latte in provincia di Caserta sta manifestando pacificamente contro il Programma di Eradicazione delle Malattie degli Animali della Regione Campania mediante parziali blocchi stradali, effettuati con decine di trattori aziendali sulla strada statale Domiziana a partire da Mondragone, all’altezza della rotatoria confinante con il canale della Regia Agnena. Si tratta di aderenti al Coordinamento Unitario Difesa del Patrimonio Bufalino, che ha come portavoce il leader nazionale di Altragricoltura, Gianni Fabbris.
Altri blocchi stradali sono stati operati nella stazione ferroviaria di Villa Literno, al casello A1 di Capua e lungo la Domiziana al Ponte sul Garigliano tra Sessa Aurunca e Minturno, luogo che segna il confine amministrativo tra le regioni Campania e Lazio. Il leader di Altragricoltura Fabbris – che si trova in un camper sulla Domiziana – è in sciopero della fame. L’obiettivo della forte protesta è ottenere un tavolo di confronto con la Giunta della Regione Campania ed il Governo italiano al fine di superare l’attuale Programma di Eradicazione, ritenuto troppo gravoso per le aziende ed al contempo inefficace contro le zoonosi: brucellosi e tubercolosi.
Le richieste degli allevatori in agitazione
Le richieste del Coordinamento Unitario Difesa del Patrimonio Bufalino sono semplici ed in parte note.
Innanzitutto chiedono che si proceda agli abbattimenti degli animali solo se infetti, quindi nel rispetto pieno ed effettivo dell’allegato III all’articolo 9 del Regolamento Ue 2020/689 che contiene norme anche sui programmi di eradicazione per determinate malattie, tra queste brucellosi e tubercolosi.
Proprio per Brc e Tbc è prescritto in prima istanza l’esame diretto, di identificazione del batterio patogeno per potersi procedere ad abbattimento e solo in seconda istanza la mera sieropositività, utilizzabile solo quando ricorrano anche altri criteri di natura epidemiologica.
E che Regione Campania stia applicando sue norme più severe di quelle comunitarie, è stato riconosciuto il 26 aprile scorso innanzi alla Commissione Attività Produttive del Senato dal generale di brigata Luigi Cortellessa, attualmente commissario per l’attuazione del Programma di Eradicazione delle Zoonosi in Campania, il quale ha confermato che vengono abbattuti animali sieropositivi, con analisi di accertamento della presenza dei batteri patogeni effettuata solo post mortem. E che almeno nel 40% dei casi risultano negative. Una prassi ritenuta legittima, in nome del principio di precauzione dalla commissaria alla Salute Ue, Stella Kyriakides, ma che pone seri problemi sul piano della sostenibilità economica del Programma di Eradicazione.
Altra richiesta degli allevatori: poter vaccinare tutti i capi sani, anche quelli adulti, contro la brucellosi, come già fatto con altro Piano di Eradicazione nei primi anni 2000. Gli allevatori inoltre chiedono di poter effettuare campionamenti in regime di autocontrollo anche sul sangue mediante i veterinari aziendali, mentre è loro oggi consentito di farlo solo su altre matrici, come il latte.
Inoltre, chiedono un Piano straordinario complessivo per risanare e ripopolare gli allevamenti, che tenga conto delle criticità economiche create dagli abbattimenti, che solo tra 2020 e 2022 hanno mandato al macello, stando ai dati del commissario Cortellessa, ben 36.268 bufale, determinando la chiusura di molte aziende ed una crisi devastante in molte altre.
Una crisi resa anche peggiore dal fatto che fino a non molto tempo fa, non erano arrivati gli indennizzi per le bufale abbattute. Questo è avvenuto per motivi burocratici e i denari sono stati sbloccati solo la scorsa estate, per intervento della struttura commissariale, quando ancora giacevano 263 pratiche arretrate fin dal 2018.
Attualmente sono in pagamento altre pratiche, del vecchio arretrato solo 51 aziende non potranno ricevere i ristori: 4 perché gli allevatori avevano utilizzato illegalmente il vaccino contro la brucellosi e 47 per interdittiva antimafia.
La molla che fa scattare la protesta
L’indagine conoscitiva in corso al Senato della Repubblica il 26 aprile ha messo a nudo il Programma di Eradicazione in tutto il suo rigore e le pesanti conseguenze economiche sugli allevamenti, mentre Regione Campania – pur rivendicando la paternità del successo del Programma – non ha fornito i dati di risultato sull’andamento della prevalenza delle infezioni – tubercolosi e brucellosi – limitandosi ad indicare che il numero degli allevamenti interdetti per brucellosi sarebbero diminuiti da 17 a 3 nell’area cluster d’infezione, cosa che il 2 maggio ha contribuito a determinare l’innalzamento del livello delle azioni di protesta del Coordinamento Unitario Difesa del Patrimonio Bufalino.
Regione Campania mantiene la posizione
Regione Campania resta al momento ferma sulle sue posizioni – il Programma di Eradicazione non si tocca nei suoi punti essenziali – ma al tempo stesso rivendica la volontà di dialogare con gli allevatori.
“Le porte sono state e saranno sempre aperte a tutti. Siamo sempre disponibili a confrontarci in maniera costruttiva e pacata con tutti gli attori della filiera bufalina, patrimonio irrinunciabile della Campania, che deve essere assolutamente salvaguardata” scrive in una nota stampa del 4 maggio Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania.
“Ribadisco – afferma ancora Caputo – che la Regione Campania, insieme al generale Luigi Cortellessa e al capitano Michele Valentino Chiara, sarà sempre aperta al dialogo e all’ascolto per raccogliere tutte le istanze degli allevatori e, compatibilmente con i cogenti vincoli sanitari e normativi, per risolvere i decennali problemi della filiera bufalina”.
Un ascolto culminato nell’ultima riunione del 5 maggio scorso di Caputo con Confagricoltura Campania, Cia Campania, Coldiretti Campania e Copagri Campania, organizzazioni che hanno presentato e discusso un documento in sette punti contenenti – per quanto dato sapere – delle richieste limitate a perfezionare il Programa con le norme sanitarie vigenti, anche nella direzione di un maggiore autocontrollo negli allevamenti e di una sperimentazione del vaccino su capi adulti, anche se limitata.
Una nota congiunta di Regione Campania e delle quattro organizzazioni agricole sottolinea “Proseguiranno a ritmo serrato gli incontri e le riunioni tecniche con tutti i soggetti istituzionalmente competenti a vario titolo, nel segno della tempestività, della concretezza e del rigore, come indicato anche dal presidente Vincenzo De Luca”. De Luca, in questo preciso caso, riveste anche il ruolo di assessore alla Sanità ad interim della Regione Campania.
Ancora, la Regione Campania e le associazioni di categoria dicono di essere “molto soddisfatte del lavoro unitario che sta proseguendo e dell’irrinunciabile obiettivo stabilito, ossia la definitiva risoluzione dell’ultradecennale problema brucellosi che, in particolare, affligge Terra di Lavoro (nome storico del territorio attualmente delimitato dalla Provincia di Caserta Ndr), nell’esclusivo interesse degli allevatori e a tutela di tutto il comparto, della salute pubblica e dell’economia regionale”.
Intanto, la protesta degli allevatori in strada continua e attende uno sbocco negoziale che finora è mancato a Napoli ed è stato solo promesso a Roma.