Il Commissario straordinario alla Peste suina africana Vincenzo Caputo ha inviato alla Conferenza Stato Regioni la seconda ordinanza del 2023, contenente misure di controllo ed eradicazione della malattia. Il provvedimento (n. 2/2023), pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 22 aprile, è già applicabile dalla data di adozione da 20 aprile. Le misure sono valide fino al 31 agosto 2023.
Il Dispositivo
1 L’ordinanza definisce le misure di eradicazione, controllo e prevenzione che devono essere applicate nelle zone istituite in conformità al regolamento delegato (UE) n. 2020/687 e al regolamento di esecuzione (UE) n. 2021/605 e successive modificazioni ed integrazioni di seguito riportate:
a) nelle zone infette e nelle zone di restrizione parte II correlate a casi di PSA nel selvatico;
b) in caso di sospetto e conferma di PSA in suini detenuti e nelle relative zone di protezione e sorveglianza e zone di restrizione parte III;
c) nelle zone confinanti con le zone di cui alle lettere a) e b), o zone di restrizione parte I.
2 La Struttura commissariale predispone in maniera coordinata con le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano coinvolte dall’infezione e il Ministero della salute un apposito piano per le aree territoriali interessate dalla malattia ai fini dell’applicazione da parte delle stesse regioni o Province autonome di Trento e Bolzano delle misure di eradicazione di cui alla presente ordinanza e definite nel Piano nazionale di sorveglianza ed eradicazione 2023.
3 Le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano applicano le misure del Piano di eradicazione predisposto dalla Struttura commissariale e dallo stesso coordinato per il tramite delle regioni d’intesa con il Ministero della salute.
La Struttura Commissariale predispone un apposito piano per le aree territoriali interessate dalla malattia ai fini dell’applicazione da parte delle Regioni delle misure di eradicazione previste dall’Ordinanza 2/2023 e definite nel Piano nazionale di sorveglianza ed eradicazione 2023
Niente caccia collettiva, a nessuna specie, e niente caccia al cinghiale, in nessuna forma (ovviamente consentito però il controllo) nella zona di restrizione 2, prelievo (dunque caccia + controllo) destinato a eliminare il maggior numero di cinghiali possibili nella zona 1, quella che la circonda: sono questi due dei cardini dell’ordinanza firmata dal commissario straordinario Vincenzo Caputo che ha disposto nuove misure per evitare la diffusione della peste suina africana in Italia; almeno per il momento non arrivano dunque divieti di caccia alle specie diverse dal cinghiale.
Su tutto il territorio nazionale chiunque rinvenga cinghiali morti o moribondi deve allertare le autorità, obbligate a servirsi d’un sistema di contatto facilitato, e non toccarli né manipolarli né spostarli; le Regioni devono inoltre scoraggiare l’arrivo dei cinghiali nei centri abitati, impedendo loro l’accesso a ogni possibile fonte alimentare.
Nella zona di restrizione 1 saranno rafforzate le operazioni di sorveglianza passiva, compresa la ricerca attiva delle carcasse razionalizzata sulla base degli ultimi ritrovamenti; l’autoconsumo della carne sarà consentito solo in caso di test negativo, e solo all’interno della zona di restrizione; resta comunque possibile la movimentazione verso gli stabilimenti di trasformazione che rispettino le procedure di biosicurezza per la riduzione dei rischi.
Bisogna inoltre procedere a macellare i suini presenti negli allevamenti familiari, nei quali è vietato il ripopolamento. Questa misura vale anche per la zona di restrizione 2, quella direttamente toccata dalle infezioni, ove un intervento simile dev’essere immediatamente programmato anche negli allevamenti semibradi e, a meno che non siano rafforzate le misure di biosicurezza, in quelli commerciali.
Restrizioni maggiori in area 2
Nella zona di restrizione 2, opportunamente tabellata, bisogna però innanzitutto procedere alla ricerca attiva delle carcasse di cinghiale, soprattutto nelle zone più vicine alla zona di restrizione 1 (il motivo è chiaro: è fondamentale definirne il confine con la massima esattezza possibile) e dove ancora non si siano riscontrati casi di peste suina africana; si devono prediligere le aree ad alta densità di cinghiali, i corsi d’acqua e le zone di fondo valle, coinvolgendo le associazioni venatorie nelle operazioni di monitoraggio.
Qui bisogna sottoporre a test tutti i cinghiali rinvenuti morti; le carcasse devono essere smaltite in conformità con i protocolli di biosicurezza previsti dalla normativa. Resta vietato movimentare all’esterno carne, prodotti a base di carne, trofei e altri derivati del cinghiale; le deroghe sono possibili solo in direzione d’uno stabilimento di trasformazione che sottoponga i prodotti a un trattamento di riduzione dei rischi.
La struttura commissariale valuterà ove costruire e rafforzare le recinzioni; spetta invece al sindaco, previo parere del commissario che ne verifica la biosicurezza, autorizzare le attività all’aperto sul territorio di competenza. L’ultimo passaggio riguarda il foraggiamento: è vietato tranne che a fini di depopolamento.
ORDINANZA COMMISSARIALE PSA n. 2 2023
Ripopolare le stalle di maiali sani e depopolare i boschi dai cinghiali malati. La nuova ordinanza del commissario per l’epidemia peste suina, con epicentro tra Alessandrino e Liguria, accoglie molte delle istanze del territorio per provare a uscire dall’emergenza. Nonostante le positività abbiano ormai sfondato complessivamente tra le due regioni quota 600 casi. L’apertura più importante è quella verso la suinicoltura. A un anno dall’eliminazione di oltre seimila capi sani in zona infetta, si potranno di nuovo installare allevamenti e movimentare animali. A decidere saranno le Regioni.
Demandate ai sindaci invece le autorizzazioni sulle attività outdoor, come bici e passeggiate. Possibili con particolari accorgimenti come la disinfezione di scarpe e ruote.
Non è una stretta nè un liberi tutti, chiarisce il Commissario Vincenzo Caputo: sono state disciplinate meglio le deroghe e ci saranno più controlli. L’obiettivo è quello di arrivare a una eradicazione della malattia in 24/36 mesi.
Per questo i cacciatori diventeranno bioregolatori. L’attività venatoria resta vietata ma per il depopolamento, d’intesa con le autorità locali, potranno impiegare, in modo limitato, anche i cani. Le carcasse dei cinghiali abbattuti dovranno essere portate in centri di conferimento.
A integrare le prescrizioni sarà entro un mese un’ulteriore ordinanza. Tra gli obiettivi la valorizzazione della carne di cinghiale per creare una filiera che aiuti il contenimento della specie.
Video intervista al commissario straordinario Vincenzo Caputo