Dati con cui dovrà fare i conti il governo nel prendere in autunno le decisioni per il “dopo Quota 103” e su cui si soffermerà anche l’Osservatorio per il monitoraggio della spesa previdenziale, del quale il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha da poco previsto l’istituzione. Dall’ultima rilevazione condotta dall’Inps emerge che nel solo 2022, per effetto degli interventi adottati negli ultimi quindici anni sul sistema previdenziale, l’età media “alla decorrenza” dei beneficiari di pensioni strettamente previdenziali è salita a 64,4 anni (era a 64,3 nel 2021), me sempre lo scorso anno il 30,8% dei trattamenti erogati esclusivamente all’interno del capitolo “previdenza” aveva i tratti somatici della pensione d’anzianità o comunque anticipata. Da notare che a beneficiare di questi assegni sono nel 73,4% dei casi gli uomini. Non solo: sono ancora in pagamento quasi 190mila baby-pensioni, che rappresentano l’eredità delle generosissime vie d’uscita aperte negli anni ’70 e ’80.
Se anche l’età media dei pensionati ha raggiunto i 74,1 anni (71,5 per gli uomini e 76,2 anni per le donne), il peso sui conti dei trattamenti anticipati continua insomma a non essere trascurabile. Gli stessi assegni di vecchiaia sono versati nel 25,1% dei casi persone con un’età inferiore ai 70 anni.
Andare nel 2024 oltre Quota 103, in attesa di configurare Quota 41 in versione secca prima della fine della legislatura, non sarà semplice per il governo. Anche se la Lega ha già fatto sapere di essere tutt’altro che entusiasta di una proroga “rigida” della possibilità di uscire con 62 anni d’età e 41 di contributi, attualmente assicurata soltanto dino al 31 dicembre di quest’anno. Una delle ipotesi che potrebbe essere valutata nelle prossime settimane è quella di aprire subito la strada a Quota 41 soltanto per alcuni casi specifici o per qualche categorie. Un’altra opzione è quella di estendere la platea dei lavori usuranti e dei lavoratori impegnati in attività gravose. Ma il ministero del lavoro guarda con attenzione anche allo strumento della staffetta generazionale, che consentirebbe di rendere agevole l’uscita anticipata favorendo l’occupazione di giovani e senza gravare troppo sui conti pubblici. E il compito per trovare un percorso sostenibile in questa direzione è stato affidato proprio ai 15 componenti del nuovo Osservatorio, in formato simile al vecchio Nucleo di valutazione della spesa previdenziale.