La Stampa. Assumere «è il nostro mestiere», dice il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, «non ci servono premi». Dunque se si vuole un fisco che faccia politica industriale «mi aspetto che con l’Ires si premi chi investe e patrimonializza, ma non chi assume, perché sono due percorsi diversi». Bonomi lo ripete più volte: «Sono contrario agli incentivi per gli imprenditori che assumono», dice parlando alla Bocconi all’inaugurazione del nuovo Affari&Finanza di Repubblica. Semmai «quello che chiedo è di tagliare le tasse sul lavoro e quindi utilizzare la parte contributiva». Il famoso cuneo fiscale su cui da due anni «stiamo conducendo la battaglia». Ma il cuneo lo si ricorda «quando c’è la legge di bilancio, quando si va a votare». Poi, cade nel vuoto. Quanto al riordino delle aliquote Irpef, «da quello che ho letto, rappresenta un risparmio di 300 euro per famiglia». Il taglio del cuneo fiscale «per come l’abbiamo proposto si compone di due terzi a favore dei dipendenti, un terzo a favore delle imprese». Essendo la richiesta di Confindustria di un taglio da 15 miliardi, per chi ha un reddito da 35 mila euro «vorrebbe dire 1.200 euro all’anno. Possiamo farlo? Io credo di sì», dice Bonomi.
Quanto alla delega fiscale di recente approvazione del governo, i sospetti del leader degli industriali si concentrano sul fatto prevede che non ci sia deficit. «Le strade sono due: o il taglio della spesa pubblica, oltre 1.100 miliardi, ma non ne ho sentito parlare, o qualcuno pagherà di più. E io già temo di sapere chi sarà…». Il governo, come nel pomeriggio dallo stesso palco conferma il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, punta ad arrivare alla flat tax con gradualità. Bonomi è cauto: «Credo sia corretta una progressività ma se il governo vuole fare la flat tax» allora si deve studiare un «sistema che consenta di reggerla». E in ogni caso «quello che io non vedo è una visione d’insieme». Leo, alla stessa platea, parlando dell’Irpef, prova a confutare alcune perplessità diffuse. Quando arriverà, «la flat tax assicurerà il rispetto del principio di capacità contributiva dell’articolo 53 della Costituzione: si lavorerà con meccanismi di detrazione di una tax area. Tutta la polemica che c’è stata sulla violazione del principio di progressività non ha ragion d’essere». La tassa piatta sarà attuata «entro la fine della legislatura», dice Leo. Prima «bisogna trovare le risorse». Fino ad allora ci sarà il meccanismo a tre aliquote che potrà determinare «uno scalone più ampio e dare un vantaggio ulteriore ai lavoratori dipendenti». Le risorse saranno cercate nelle agevolazioni tributarie che sono circa 600. «Tra deduzioni e detrazioni ci sono voci che si possono eliminare. Si può attuare un’opera intelligente di potatura sui crediti di imposta». Su cui, non a caso, «abbiamo 70 pagine di istruzioni alla dichiarazioni dei redditi». Si possono sfoltire anche se, precisa Leo, «gli interessi passivi, le spese mediche, le spese per l’istruzione, la previdenza complementare vanno salvaguardate, devono rimanere in integrale riduzione delle imposte».
Sulla riforma del fisco il governo è aperto al confronto con il mondo sindacale. Assicura Leo: «La nostra porta è sempre aperta per implementare questa delega, ma deve rimanere questo impianto perché è un passo avanti per il nostro sistema tributario, per allinearlo agli standard europei». Insomma, da domani «se i sindacati, Confindustria e le associazioni di categoria ci vogliono dare suggerimenti, valuteremo tutto quello che si può fare». Però anche di fronte al no di Bonomi alle agevolazioni fiscali per assumere Leo tiene il punto: «Non possiamo non tenere conto che c’è anche un’esigenza di recuperare certe situazioni preoccupanti come il venir meno del reddito di cittadinanza, gli ultracinquantenni che non trovano un posto di lavoro e non solo». Dunque «c’è necessità di investimenti innovativi», come dice Bonomi, «ma bisogna tenere presenti anche le altre necessità». —