Cambio della guardia nella lotta alla peste suina. Il varazzino Angelo Ferrari, direttore dell’istituto zooprofilattico di Liguria e Piemonte, non è più commissario da ieri. Al suo posto, anche se la nomina non è ancora stata fatta, entra Vincenzo Caputo, che ricopre la stessa carica di direttore dell’Istituto zooprofilattico ma per le regioni Marche ed Umbria. Sarà quest’ultimo a proseguire il cammino intrapreso sul finire del 2021, quando i primi casi di cinghiali infetti furono segnalati al confine tra la provincia di Genova e il Basso Piemonte.
Il cambio nel ruolo di commissario nazionale per la peste suina avviene, dunque, tra due tecnici e due colleghi. Ed è probabile che anche l’approccio alla campagna di depopolamento, che fino a oggi non è di fatto decollata, possa cambiare.
Caputo aveva anche sottolineato che «in Italia manca una struttura per la gestione degli animali selvatici, soprattutto di quelli che, come i cinghiali, con il loro sovrannumero comportano una rottura dell’equilibrio ambientale con le conseguenze che stiamo osservando oggi».
A cosa approderà il nuovo corso lo vedremo a breve. Non si può escludere che al posto dei cacciatori, si cerchino altre figure capaci di svolgere l’attività, come i militari o guardie specializzate e pagate.
Per quanto riguarda Ferrari offre il massimo di collaborazione nel passaggio di testimone: «Caputo lo conosco da anni è una persona molto capace e il massimo esperto per la peste suina; non a caso è a Perugia che si trova il centro più importante d’Italia. Per quanto mi riguarda con la struttura commissariale abbiamo dato il massimo e abbiamo portato a termine molti degli obiettivi. Sulle reti manca da completare una ventina di chilometri. C’è ancora molto da fare sulla ricerca e lo smaltimento delle carcasse e ovviamente su depopolamento dei cinghiali, perché fino a oggi non c’è quasi stata campagna di eradicazione. Io ho fatto il possibile con gli strumenti normativi e finanziari a disposizione».
Il Secolo XIX