A distanza di un anno dal primo caso di peste suina africana in Italia, Il Commissario Straordinario per l’emergenza Psa, Angelo Ferrari, ha presentato un bilancio delle misure che sono state adottate fino ad oggi per il contrasto alla diffusione della malattia. In totale sono stati 977 i suini selvatici abbattuti in Piemonte, seguito da Lombardia (745), Liguria (450) e Lazio (285). Dal 27 dicembre 2021 al 12 gennaio 2023 sono state 162 le positività per ritrovamenti in Piemonte, 85 in Liguria.
Ricordiamo le tappe più importanti della epidemia e delle azioni di contrasto
Il 25 febbraio 2022 è stato nominato il commissario nazionale, il 7 aprile 2022 sono stati erogati 10 milioni di euro dal Ministero della Salute per l’emergenza peste suina africana con realizzazioni di 170 km di recinzioni attraverso 40 comuni tra Piemonte e Liguria
Il 5 maggio è stato riscontrato il primo caso nel Lazio. In questa Regione non ci sono state nuove positività dal 21 settembre 2022
In totale sono stati utilizzati 43.500 pali, 90 tonnellate di materiali metallici e 500 cancelli. Nonostante gli sforzi fatti, mancano ancora 105 km dei 170 km previsti di rete di contenimento.
La ripresa dei rinvenimenti di carcasse positive a Nord Ovest fa temere per la stagione invernale, dato che come è noto la diffusione del virus con il freddo tende ad espandersi.
Il video istituzionale
“Non bisogna abbassare la guardia, anche perché con il freddo i casi sono aumentati. Non voglio fare allarmismi ma è importante avere la situazione sotto controllo e intervenire al primo segnale di contagio” avverte il commissario Ferrari
Per il suo andamento epidemiologico, ma anche per la virulenza, si può dire che la peste africana è il Covid dei suini?
Sì, il paragone è possibile, però con una grande differenza: nel caso della peste suina non esistono vaccini.
Come si può contenere e combattere l’epidemia?
Abbiamo adottato diverse misure che si stanno rilevando efficaci ma è necessario anche mettere in atto e mantenere semplici prassi che sono fondamentali per non aumentare i contagi, anzi spezzarne la catena. Barriere protettive, depopolamento, ricerca e analisi delle carcasse, servono per avere un’idea dell’infezione e contenerla ma a tutto ciò deve essere affiancata la biosicurezza. Mi riferisco a dei comportamenti, a delle prassi virtuose da mettere in atto affinché la peste non si propaghi ulteriormente. Perché se è vero che questa malattia virale non si trasmette all’uomo, quest’ultimo può essere un buon vettore di contagio.
Quali sono queste prassi?
Per esempio, riferendomi agli allenamenti di suini, trasportare i capi su mezzi disinfettanti, cambiarsi gli abiti quando si esce o si entra nell’allevamento e poi recintare gli stabilimenti, non dare cibo ai cinghiali e segnalare ogni carcassa ritrovata. Tutelare la produzione dei suini in Italia è fondamentale anche dal punto di vista economico: per la zona infetta è stato stimato un danno di 20 milioni di euro al mese da quando è stata accertata la pandemia suina, che potrebbe salire a 60 se la peste intaccasse i grandi stabilimenti. Incalcolabile sarebbe il danno nel caso in cui si sospendessero le produzioni DOP.
Le barriere di contenimento hanno funzionato?
Hanno isolato le aree più infette, impedendo la circolazione del virus. Attualmente siamo ad un buon punto, anche se potrebbe esserci la necessità di crearne altre.
Per quanto riguarda le barriere di contenimento, tra Piemonte e Liguria sono stati realizzati 105 chilometri su 170 previsti dai lotti in cantiere. Per i lotti appaltati si sono spesi poco meno di 7 milioni di euro. Per il prossimo anno avrete a disposizione altri finanziamenti?
Attraverso la legge del 29 aprile 2022, sono stati messi a disposizione già dieci milioni di euro, per posizionare le barriere ed effettuare gli espropri. Ad agosto, abbiamo richiesto un incremento fondi di sei milioni e 700mila euro. Importanti, nella lotta alla peste suina, sono stati gli interventi delle Regioni, con il quale il dialogo e stato costante. Per esempio la Lombardia ha messo a disposizione un milione e mezzo, l’Emilia Romagna due milioni.
Cosa si può fare di più?
La linea tracciata dà buoni risultati, per migliorare ancora è necessario potenziare il monitoraggio, accelerare il processo di depopolamento, uccidendo più cinghiali, stimati in Italia in oltre due milioni e mezzo. Questo è anche ciò che chiedono agricoltori, cacciatori, rappresentati di Regioni e del Ministero che in questo periodo ho incontrato più volte, raccogliendo le istanze di tutti. Solo agendo in maniera mirata, tempestiva e decisa, possiamo fare terra bruciata intorno al territorio dove si sono verificato i casi di peste suina e debellarla.
informazioni tratte da https://www.3tre3.it/ultima-ora/peste-suina-africana-in-italia-resoconto-di-quanto-fatto-ad-oggi_13222/