Troppo rischioso mettersi in marcia verso casa, per sè e per gli anziani genitori: nell’Henan circa 88,5 milioni di persone su una popolazione di 99,4 potrebbero essere state infettate. Così, l’epicentro delle rivolte scoppiate nella mega fabbrica di telefonini Apple a causa dei ferrei lockdown, è già schizzato in cima alle classifiche del contagio, che galoppa, con il 90% della popolazione ammalato.
La conferma è ufficiale, Kan Quancheng, direttore della commissione sanitaria per la provincia centrale dell’Henan, ha detto che «al 6 gennaio 2023, il tasso di infezione da Covid della provincia era dell’89%». Per questo Wang Xiao – nome fittizio, situazione, per sua sfortuna, drammaticamente vera, conferma al Sole 24 Ore che «non se la sente di partire», al contrario dei 34,7 milioni di cinesi – un terzo in più dell’anno scorso – che sabato scorso, data di inizio del Capodanno, avevano valigia pronta e biglietto di ritorno a casa.
Flight Master ha censito domenica un totale di 245 voli cinesi internazionali, rispetto ai 2.546 del 2021, con un calo del 91 per cento. Ancora pochi rispetto allo standard pre-pandemico, ma sufficienti a ridare speranza al turismo interno cinese che dovrebbe recuperare al 70-75% i livelli pre-Covid. Dopo il via libera del Governo a partire dal weekend a qualsiasi tipo di spostamento dentro e fuori la Cina, moltissimi cinesi si sono rimessi in marcia assaporando una ritrovata libertà dopo tre anni di quarantena.
I media ufficiali di Pechino smorzano la portata del cambio di marcia, ma alla conferenza stampa del Gruppo di intervento per il controllo della pandemìa molte domande sono rimaste inevase: che succede se arrivano le nuove varianti? E che vaccinazioni saranno disponibili?
La parola d’ordine è rassicurare gli animi. A nulla serve che l’Organizzazione mondiale della Sanità stimi in un milione di persone le possibili morti da varianti Covid-19 entro l’anno. Ufficialmente, la Cina ha riportato solo 5.272 decessi dall’inizio della pandemìa a oggi.
Così c’è chi non vede l’ora di riassaporare i ravioli della terra di origine e chi ha già il passaporto o il visto pronto per l’espatrio destinazione Asia o, in certi casi, mete più lontane, in Occidente.
La Thailandia, rimasta a bocca asciutta per troppo tempo, è pronta ma chiede ai turisti cinesi un test negativo all’arrivo. Come la Corea del Sud, i cui voli sono praticamente esauriti: senza test anti-Covid chi arriva da Cina, Macao e Hong Kong torna a casa. L’atteggiamento dei Paesi europei e degli Usa è altrettanto chiaro.
Domenica sono state rimosse anche le quarantene per i viaggiatori stranieri, e chi può parte. Un manager italiano a Shanghai che in questi tre anni non ha mai lasciato la sede di lavoro dice di avere «un’agenda molto piena». «Non sono l’unico – dice al Sole 24 ore – qui il cambio di marcia è partito da un po’. Tornerò, con calma, ma solo tra qualche settimana».