Camici bianchi a passeggio, fuori dall’ospedale per raggiungere il bar del Ca’ Foncello, oppure al parcheggio per spostare la macchina. Zoccoli e indumenti che prima entrano in contatto con pazienti infetti, poi vengono portati all’esterno, in luoghi ben lontani dagli standard di pulizia richiesti in sanità. Dopo la pausa caffè, si torna in corsia, tra i malati, come se niente fosse, magari portando nuovi germi. Un malcostume che non tiene conto delle più elementari norme sull’igiene. A denunciare questo viavai è la Uil di Treviso, che chiede alla direzione strategica dell’Usl 2 di adottare immediati provvedimenti per fermare i “furbetti del camice”. «Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni in merito. Basta mettersi all’entrata dell’ospedale Ca’ Foncello per notare che quotidianamente ci sono persone che escono in divisa dai padiglioni staccati di psichiatria, dermatologia, oncologia, malattie infettive, solo per citarne alcuni, per recarsi a fare colazione», spiega Beniamino Gorza, della Uil Fpl, «si notano medici, infermieri, operatori socio sanitari, fisioterapisti, tutti in processione per la strada, bardati come se fossero in corsia. Non è possibile assistere a simili scene, che denotano un problema igienico ma anche culturale. Il nostro sindacato vuole fare presente al direttore generale questa situazione perché prenda le misure necessarie affinché non si verifichi più». A sollevare il caso è stata la vicenda di un’infermiera di Borgo Cavalli, che la scorsa settimana è stata richiamata perché è uscita dalla struttura in divisa. La donna era andata a prendere l’automobile per portarla nel parcheggio interno, per di più senza timbrare il cartellino, ed è stata prontamente sanzionata dal distretto. «E’ giusto fare il procedimento disciplinare quando il lavoratore sbaglia, ma non è giusto che si usino due pesi e due misure. Se c’è una regola, deve valere per tutti, dato che l’abitudine di non togliersi il camice è sempre più diffusa tra i sanitari dell’Usl 2», aggiunge il sindacalista Gorza. Le norme dell’azienda sanitaria trevigiana parlano chiaro: a medici e infermieri in servizio non è permesso recarsi all’esterno della struttura senza togliersi gli indumenti da lavoro. Eppure al bancone del bar capita spesso di vedere dipendenti venuti dagli edifici staccati. Si nota anche qualcuno con divise e scarpe verdi, quelle destinate ai reparti sterili, in cui si trattano pazienti in rianimazione o reduci da delicati interventi chirurgici. Atteggiamenti che stridono con i tanti cartelli affissi alle pareti dei reparti, che invitano al lavaggio delle mani per evitare la circolazione di microbi. «Il regolamento non lascia spazio all’interpretazione e la denuncia del sindacato mi dà il destro per andare a verificare se ci sono comportamenti inappropriati tra i nostri lavoratori. Se è vero quanto riportato ha ragione la Uil e noi andremo a porvi rimedio» commenta Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl. I protocolli varati dall’azienda sanitaria permettono al personale interno al Ca’ Foncello di recarsi al bar con il camice, ma questa prassi è vietata a chi lavora negli altri padiglioni. «Il personale delle sedi staccate deve spogliarsi della divisa prima di uscire e rivestirsi una volta tornato in sede», conferma il dg Benazzi. Le regole ci sono, ora si preannuncia un giro di vite. (Valentina Calzavara)
LA TRIBUNA DI TREVISO – Mercoledì, 21 giugno 2017