E se quest’anno, pur di evitare controlli e oneri aggiuntivi, molti contribuenti accettassero il 730 precompilato così com‘è rinunciando alle detrazioni? È l’ipotesi avanzata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti che ha realizzato uno studio secondo cui una platea di 6 milioni di contribuenti potrebbe quest’anno rinunciare alle detrazioni lasciando nelle casse dello Stato 1,5 miliardi di euro. Perchè?
Partiamo da alcuni fatti: il 15 aprile è stato lanciato il nuovo modello di dichiarazione dei redditi predisposto direttamente dal Fisco e scaricabile online da 20 milioni di lavoratori e pensionati. Una «rivoluzione» l’ha chiamata il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. Perchè da «controllore» il Fisco diventa primo attore e responsabile, accanto al contribuente, dei dati rispondendo all’imperativo di semplificare e rendere la vita più facile a cittadini e imprese. Ma per ammissione della stessa Orlandi, quest’anno a usufruire della dichiarazione online senza apportare modifiche in autonomia o con l’aiuto di commercialisti o Caf, saranno appena 2,5-3 milioni di italiani. Il motivo è noto: la gran parte dei modelli precompilati dovrà essere integrata perché non comprensiva di spese sanitarie e altri oneri detraibili. Dati che, vista la velocità della stessa operazione messa in piedi dall’amministrazione finanziaria in appena dieci mesi, saranno inclusi solo a partire dal prossimo anno. Non proprio un dettaglio però, visto che solo i modelli precompilati e accettati senza modifiche non saranno sottoposti a controlli ulteriori del Fisco.
Da qui l’ipotesi dei commercialisti, che si basa anche su un altro dato: «Molti di questi oneri detraibili sono di importo minimale e danno diritto a un risparmio che in alcuni casi non giustifica il sostenimento del costo di Caf e professionisti per la presentazione del 730». Nel 2014, infatti, secondo la Cgia di Mestre, lo sconto fiscale mediamente percepito da ciascun contribuente per le spese sanitarie è stato di 143 euro. In realtà 191 euro secondo i commercialisti, per i quali un ulteriore fattore di scoraggiamento sarà il costo della prestazione degli stessi professionisti, a rischio aumenti. Dati non corretti su un 730 precompilato li espone a multe salate, con il pagamento di una somma pari all’imposta, alla sanzione e agli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente. Un «aggravio» in più coperto dalle assicurazioni e che, secondo Orlandi, non dovrebbe comportare alcun aumento delle tariffe dei professionisti. Non ne sono del tutto convinti i commercialisti, secondo cui questi aspetti andranno a incidere sulla scelta di accettare il precompilato così com’è rinunciando alle detrazioni. «I nostri calcoli – spiega Giorgio Sganga – presidente della Fondazione nazionale commercialisti -mostrano che il numero zero del precompilato scoraggerà probabilmente il 50% di contribuenti aventi diritto a percepire le detrazioni. Per un totale di circa 1,5 miliardi di euro».
Dati e numeri che non trovano d’accordo il tributarista Tommaso Di Tanno: «Il precompilato è un’opportunità in più e ipotizzare un tesoretto sulle detrazioni mi sembra un po’ pretestuoso. Una platea di persone che non usufruisce delle detrazioni pur avendone diritto già c’era. Senza considerare – aggiunge l’esperto – che si può ancora accedere alla dichiarazione con il metodo tradizionale, con le stesse difficoltà e gli stessi costi di prima». Secondo Carlo Garbarino, professore di diritto tributario alla Bocconi, il rischio paventato dai commercialisti esiste: «I contribuenti sono incentivati a non esperire tutte le possibilità per timore di lungaggini burocratici e costi. Il precompilato è uno strano ibrido, un’innovazione incompiuta che probabilmente avrà scarsi risultati pratici».
Corinna De Cesare – Il Corriere della Sera – 21 aprile 2015