Una voce “fuori dal coro” per il rinnovo dei contratti statali in vista nei prossimi mesi? Non è detto, ma di certo le parole del presidente della Federazione Veterinari e Medici sono particolari e provano ad andare controcorrente rispetto a quanto si vede affermare nel mare magnum della Pubblica Amministrazione in questa lunga fase di concertazione in corso oramai da mesi. «Ogni volta che il ministro Madia parla dei contratti del pubblico impiego, insiste perché il governo Renzi-Gentiloni possa firmare entro l’anno». Ebbene, secondo veterinari, medici, farmacisti e dirigenti sanitari «le elezioni incombono e tutto si accelera», sono le parole di Aldo Grasselli, presidente della Fvm. Quanto riferisce la stessa Madia in questi mesi riferisce, secondo l’associazione Veterinari-Medici, «una situazione patologica non rinnovare un contratto per cosi tanti anni non può dar luogo a un contratto in perdita per i lavoratori. In particolare per i dipendenti del Ssn, che hanno fatto specifiche richieste alle quali il Governo e le Regioni non hanno ancora dato alcuna risposta, mentre dalla stampa apprendiamo che non ci saranno aumenti per chi ha un reddito lordo oltre 75mila euro». Un rinnovo sì ma non a tutti i costi, o meglio, non dissipare una occasione storica per accelerare provvedimenti e aumenti stipendi affrettati in vista delle elezioni.
BOTTEGA (NURSIND CGS): “RINNOVO NON SOLO DI FACCIATA”
Sui rinnovi dei contratti statali è intervenuto anche il comparto Sanità, tra i soggetti protagonisti dei negoziati con l’Aran, l’agenzia che rappresenta il governo. «Ci aspettiamo un rinnovo contrattuale che non sia solo di facciata. È arrivato il momento di riconoscere al personale infermieristico il suo reale carico di lavoro e responsabilità, anche in termini economici», ha dichiarato Andrea Bottega, segretario nazionale del NurSind-Cgs. Negativo è poi il parere in merito all’aumento di 76 euro mensili: «Basta pensare alla riorganizzazione delle strutture ospedaliere per intensità di cura o, per fare un altro esempio, all’equiparazione tra tempi determinati e indeterminati per rendersi conto di come tale cifra sia insufficiente. Se non del tutto irrisoria rispetto a quanto previsto nello stesso atto di indirizzo dell’Aran», ha chiarito Bottega, come riportato da Sanità informazione. (agg. di Silvana Palazzo)
BARBAGALLO (UIL), “VOGLIAMO RISPOSTE DAL MINISTRO”
Il segretario generale della Uil durante l’assemblea dei delegati a Bari ha parlato dei contratti statali, affrontando il delicato argomento della trattativa in corso tra i sindacati e l’Aran, che rappresenta il governo nei negoziati. «Ho incontrato il ministro Madia alla quale ho parlato molto chiaro», ha annunciato Carmelo Barbagallo, secondo cui il rinnovo dei contratti e la manovra fiscale potrebbero rilanciare i consumi. La sua posizione in merito alla questione delle risorse è molto netta: «Siamo stanchi di ascoltare che i soldi non ci sono». Per il segretario generale della Uil il problema risorse non esiste, o comunque può essere risolto: «I soldi ci sono se si prendono dove si evade, dove si corrompe e dove si fa altro». E al ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia ha lanciato un messaggio chiaro: «Vogliamo risposte sui contratti pubblici da fare rapidamente». Anche perché «se le risposte ci sono noi faremo la nostra parte, altrimenti ci muoveremo per conto nostro». (agg. di Silvana Palazzo)
SANITÀ, “AUMENTI NON SOLO PER FASCE REDDITO BASSE”
Con un lungo comunicato indirizzato all’Aran nella giornata di ieri, il rinnovo dei contratti statali per il comparto sanità non trova meno frizioni di altre aree della Pubblica Amministrazione. La Fials – Federazione Italiana Autonomia Locali e Sanità – ha scritto all’Aran ringraziando innanzitutto l’apertura e disponibilità dell’agenzia nel tentare di accogliere le istanze mosse dal settore sanitario riguardo i timori dell’aumento stipendi posto dal Governo. «Non possiamo condividere che si demandi alla contrattazione le questioni di competenza di legge (la problematica della sterilizzazione del bonus 80 euro). Risorse che devono essere mantenute con la legge di bilancio 2018 e riteniamo che tutti gli aumenti contrattuali non devono produrre l’effetto di una perdita del bonus fiscale», recita il comunicato Fials all’interno del già complesso tavolo delle trattative per il rinnovo globale dei contratti statali. Non solo, il comparto sanità rivendica per tutti i dipendenti, e non solo per le sole fasce basse di reddito, gli aumenti garantiti come da accordi siglati lo scorso 30 novembre 2016: «le Regioni, nel rispetto e soddisfatti i vincoli di finanza pubblica fissati per i rispettivi Servizi Sanitari, devono destinare, al personale coinvolto nei processi di ristrutturazione, miglioramento organizzativo e razionalizzazione, parte delle economie aggiuntive conseguite con risparmi avvenuti sui costi per le risorse umane». Cosi come il comparto Sanità, alcune richieste simili vengono avanzate anche dalle altre aree della Pubblica Amministrazione in un puzzle sempre più complesso per il Governo e con i fondi da destinare al rinnovo del contratto che non potrà che essere al centro delle discussioni e decisioni pre-Manovra Economica di autunno.
LA “GRANA” DEGLI 80 EURO
Secondo uno studio compiuto dal Messaggero, il problema del rinnovo del contratto pubblico assieme all’annoso bonus 80 euro trova non pochi ostacoli sul percorso della riforma Pa: «e risorse necessarie per il rinnovo del contratto potrebbero non essere sufficienti. E proprio il tema delle risorse è collegato con il secondo nodo da sciogliere, quello degli 80 euro del bonus Renzi. La ministra Madia da sempre ha promesso che nessun dipendente avrebbe perso il bonus a causa dell’aumento. Ad oggi, per garantire l’aumento medio di 85 euro lordi mensili, il governo ha già stanziato 1,2 miliardi di euro. Ma la cifra oscillerebbe tra gli 1,4 e gli 1,5 miliardi di euro». Se si guardano poi i dati fornirti dall’Aran nei mesi scorsi, sarebbero necessari praticamente 125,3 milioni di euro per poter garantire il salvataggio del bonus da 80 euro ai quasi 360 mila dipendenti pubblici che in quanto rientranti nel diritto a percepire il bonus, con l’aumento stipendiale a 85 euro di media rischiano di poter perdere quel diritto. I sindacati chiedono che le risorse per garantire il bonus da 80 euro siano «aggiuntive», e vadano sommate anche le risorse per finaziare il welfare aziendale: ora non resta che vedere se le coperture finanziare della Legge di Bilancio lo consentiranno e se soprattutto il Governo deciderà di aprire, come finora sempre annunciato, alla proposta dei sindacati.
http://www.ilsussidiario.net – 14 settembre 2017