Che i Pfas fossero presenti nel sangue di chi vive in 13 comuni veronesi che fanno parte della cosiddetta «zona rossa» era noto. Così come si sa che quattro di essi, Cologna, Pressana, Roveredo e Zimella, sono considerati particolarmente a rischio perché hanno acquedotti alimentati dall’acqua pescata dalla falda contaminata. Ora però è ufficiale che le fosche previsioni su Cologna erano azzeccate e che la situazione è grave anche in altri quattro paesi: Bevilacqua, Bonavigo, Minerbe e Veronella.
Qui, infatti, i ragazzi di 14 anni o poco più hanno nell’organismo sostanze perfluoro-alchiliche in quantità da 5 ad 8 volte superiori rispetto ai limiti massimi riscontrati in aree non contaminate.
NUMERI. Al 12 gennaio, risultavano controllate in tutto 7881 persone, il 60 per cento degli invitati, anche se in alcuni comuni, come Bevilacqua e Boschi Sant’Anna, sono state registrate percentuali di adesione superiori al 70 per cento. L’unico dato disponibile sui comuni scaligeri che fanno parte della «Zona rossa A», quella più esposta, riguarda Cologna. Qui i ragazzi sinoranalizzati risultano avere nel sangue una media di 51,6 nanogrammi di Pfoa, uno dei composti che fanno parte della famiglia dei Pfas, per ogni millilitro di sangue, oltre a 3,5 nanogrammi di Pfos, un’altra delle sostanze di più datata produzione, e 4,2 di Pfhxs.
Un composto, quest’ultimo, che è più recente. I dati colognesi sono inferiori a quelli di alcuni comuni vicentini – i giovani di Lonigo, Asigliano e Pojana hanno circa 70 nanogrammi di sostanze, come la padovana Montagnana – ma superiori alle realtà di Noventa, Sarego e Brendola che vengono spesso considerate dall’Arpav più rischiose perché più vicine alla fonte della contaminazione, cioé alla Miteni di Trissino. Ma non è tutto. Nella «Zona rossa B», quella che non si trova sopra la falda inquinata, ci sono realtà come Bevilacqua, 70,35, Minerbe, 58,29, Veronella, 44,1, e Bonavigo, 43,55, che hanno valori medi di Pfoa nel sangue decisamente significativi.
Più bassi, invece, Boschi Sant’Anna, 38,6, Legnago 32, Arcole 24,1, e Terrazzo 13,3. Tutte cifre che, comunque, sono ben al di sopra dei valori riscontrati in zone non contaminate affatto, dove i valori si attestano da 1,5 ad 8 nanogrammi.
LA SALUTE. I dati, inoltre, confermano che più si va avanti con l’età e più alti sono i valori dei Pfas e il numero di persone con problemi renali: quasi il 13 per cento di chi ha fra i 30 ed i 35 anni ha l’«egfr», che misura la filtrazione del sangue, fuori norma, insieme a trigliceridi e colesterolo.
Luca Fiorin – L’Arena – 9 febbraio 2018