Una partita ancora aperta, anche se con l’esito che appare già segnato. È quella che si gioca sul terreno previdenziale per quota 100 dei dipendenti pubblici. Ieri il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha affermato che per l’accesso alla pensione degli “statali” «si farà una norma ad hoc». Ma, al momento, per gli statali resta probabile un’unica eccezione: un’uscita articolata su due sole finestre l’anno (la prima probabilmente a giugno), preavviso compreso, rispetto alle quattro previste per i dipendenti privati e gli autonomi. La soluzione definitiva potrebbe arrivare nei prossimi giorni. Anche perché nelle ultime ore ha ripreso quota l’ipotesi di convogliare le norme sulle pensioni in un disegno di legge ad hoc che verrebbe collegato alla manovra come l’analogo Ddl su reddito e pensioni di cittadinanza annunciato dalla Nota di aggiornamento al Def.
Nella legge di bilancio rimarrebbe solo il fondo in cui assorbire le risorse per il ritorno alle pensioni di anzianità (6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi dal 2020). Il prelievo sulle cosiddette pensioni d’oro potrebbe entrare invece in manovra con un emendamento parlamentare. Ma l’inserimento di alcune disposizioni direttamente nel Ddl di bilancio è un’opzione ancora non del tutto tramontata. In ogni caso anche dopo il nuovo vertice di ieri a Palazzo Chigi restano ancora diversi nodi da sciogliere. A partire da quello degli “statali”. Intervenendo ad Agorà su Rai3, il ministro della Pa ha evidenziato la necessità di «garantire la continuità dell’azione amministrativa». Per questo motivo, secondo Bongiorno, «nel momento in cui sarà scritta specificamente la norma della quota 100 si valuterà che tipo di convenienza avrà il dipendente a usufruirne». L’idea è quella di introdurre un preavviso per chi matura i requisiti per l’uscita anticipata. L’obiettivo originario era quello di creare un meccanismo di condivisione tra lavoratore e amministrazione per decidere il momento dell’uscita sulla falsariga di quanto accadeva prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero per consentire il posticipo, entro i limiti fissati dalla legge, del pensionamento una volta raggiunti i requisiti per l’uscita. Una soluzione che secondo molti tecnici del governo sarebbe però impraticabile per il ripristino del pensionamento di anzianità perché creerebbe una disparità (con rischio di costituzionalità) rispetto agli altri lavoratori interessati a quota 100.
A questo punto l’unica eccezione possibile per i pubblici è quella di collegare tre mesi di preavviso allo spostamento in avanti sempre di tre mesi del momento di uscita rispetto agli altri lavoratori, con il risultato di ridurre a solo due le finestre per la pensione anticipata. A confermare che «si sta lavorando sulla calibratura del meccanismo delle finestre» è il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che ribadisce che l’introduzione di quota 100 «avrà un carattere strutturale». Ma a lanciare l’allarme su una fuga in massa dalla Pa è uno studio della Cgil Funzione pubblica dal quale emerge che nel triennio 2019-2021, saranno circa 500mila dipendenti over 60, molti dei quali potrebbero accedere al pensionamento con 62 anni di età, creando problemi che potrebbero mandare in tilt alcuni settori, come la sanità dove le uscite potrebbero essere 221.345.
IL SOLE 24 ORE
Davide Colombo
Marco Rogari
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