A colpire è che oltre due domande su tre siano state respinte. Il dettaglio sulle richieste per l’ape social e il pensionamento anticipato per i lavoratori precoci è indicato dall’Inps, segnalando che a fronte di oltre 66 mila istanze 44.306 sono state rigettate. Alla scadenza del 15 ottobre il 64,8% delle domande per il sussidio ape social non è andato a buon fine, mentre per l’anticipo pensionistico predisposto per alcune categorie di lavoratori il 70,1% delle istanze è stato rifiutato. Va aggiunto che le domande presentate dai patronati sono state respinte in misura maggiore rispetto alle domande non patrocinate. Non a caso, la Cgil tuona e chiede che l’Inps e il governo rimedino «ad una situazione incredibile nella quale lo spirito e la lettera delle norme sono ignorati, impedendo a decine di migliaia di persone di accedere a prestazioni cui hanno diritto». Alla luce delle cifre fornite a Montecitorio da Gabriella Di Michele, direttore generale dell’Inps, l’Istituto di previdenza ha suggerito di snellire le procedure per la richiesta dell’ape. Vale ricordare che le domande andranno presentate entro il 30 novembre. In caso di risposta positiva l’assegno avrà decorrenza dall’1 maggio 2017. L’Inps intende inoltre riesaminare le domande sulla base dei nuovi indirizzi interpretativi forniti dal ministero del Lavoro.
Sul versante della semplificazione l’idea è di rendere, per esempio, più esteso il ricorso alle autocertificazioni, così come ridurre ai minimi termini i requisiti di accesso per i lavoratori disoccupati. Dal ministero del Lavoro arriva la conferma che il governo punta ad ampliare la platea dei beneficiari dell’ape social, le intenzioni dell’esecutivo sono inserite nel disegno di legge di bilancio laddove è prevista l‘estensione a categorie come le lavoratrici con figli e i lavoratori disoccupati all’indomani dell’interruzione di contratti di lavoro a tempo determinato. L’Inps intanto certifica che nei primi 8 mesi del 2017 il saldo dei nuovi rapporti di lavoro (fisso e a termine) è pari a + 944 mila unità.
I dati sull’occupazione «confermano il numero dei lavoratori a tempo indeterminato e quindi quel dato si mantiene nel tempo», sottolinea il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. A settembre le ore di cassa integrazione segnano -49,8% rispetto al settembre del 2016.
Il Corriere della Sera – 20 ottobre 2017