Primo campanello d’allarme per la nota di aggiornamento al Def e per la Relazione che cambia i saldi di bilancio. Proprio al Senato, dove i numeri della maggioranza sono più a rischio, ieri in Commissione Lavoro Maria Grazia Gatti di Mdp ha votato contro il parere alla “nota”. «Abbiamo votato contro perché dicono no alle nostre proposte sul lavoro: il governo apra le orecchie anche per noi, non solo per Alfano», ha detto poco dopo Pier Luigi Bersani rivendicando l’azione di «disturbo».
Comincia così a scaldarsi il clima intorno al primo delicato passaggio della sessione di bilancio, in vista delle audizioni della prossima settimana e del voto in aula previsto a Palazzo Madama e a Montecitorio tra 4 e 5 di ottobre. Tanto per complicare le cose richiami al governo sono giunti anche dal cerchio più stretto della maggioranza Pd: il presidente della Commissione Bilancio del Senato Giorgio Tonini è stato costretto a scrivere a Padoan per segnalare che nella nota al Def mancano gli «ambiti di intervento» e gli «effetti finanziari» della prossima manovra, come previsto dalla legge. Il viceministro dell’Economia Enrico Morando ha assicurato che Padoan provvederà nella prossima audizione di martedì prossimo.
Il piccolo incidente di percorso richiama l’attenzione sulla composizione della prossima manovra che arriverà entro il 20 ottobre, presumibilmente dopo l’Annual Meeting dell’Fmi a Washington. Il Def per ora si limita ad indicare una «manovra » di 0,6 punti di Pil, circa 10 miliardi e cita sommariamente gli ambiti di intervento: decontribuzione giovani, contratto statali, rinnovo incentivi industria, famiglia e povertà, oltre alla sterilizzazione Iva. Manca un dettaglio delle cifre e delle entrate. Anche perché il governo sta lavorando per ripartire le risorse tra i vari interventi.
Dal cantiere della manovra emergono per ora piccoli frammenti. Ieri il premier Gentiloni, partecipando alla Conferenza sulla famiglia, ha assicurato che il reddito di inclusione sarà «arricchito» e anche Padoan ha detto che si lavora a «più risorse » contro la povertà. Secondo fonti tecniche alle risorse già stanziate per il 2018 potranno essere aggiunti altri 300 milioni portando i finanziamenti per il reddito di inclusione a 2 miliardi.
Mentre si lavora per recuperare nel menù almeno l’Ape sociale per le donne in condizioni di disagio e per la proroga dell’intero pacchetto di anticipi pensionistici oltre la scadenza del 2018, nuove misure emergono per il mercato del lavoro. Si prevede di anticipare il riconoscimento dell’assegno di ricollocazione alle società pubbliche e private di inserimento, che vale alcune migliaia di euro, al momento in cui il lavoratore è in cassa integrazione straordinaria, senza attendere che sia licenziato, passi in Naspi e concluda la disoccupazione con una attesa di circa quattro anni. L’anticipo potrebbe accelerare la formazione e la ricerca di un nuovo lavoro.
Repubblica – 29 settembre 2017