Cigni agonizzanti sulle rive di Bardolino: il sospetto è che sia tornato in acqua il batterio killer del botulino, che già negli anni scorsi aveva causato sul lago di Garda forte moria di cigni, anatre e gabbiani, con la punta del contagio alimentare nel 2012, quando fu Peschiera ad essere il centro più colpito. Il sospetto è sorto dopo il ricovero di un cigno avvenuto domenica scorsa alla clinica veterinaria di Lazise, dove opera il Cras «La Fenice», il Centro recupero animali selvatici. Il cigno era stato avvistato sul porto di Cisano in condizioni di sofferenza: era quindi intervenuto il volontario del Cras, Nicola Adami, ma nonostante le cure, è morto. Si trattava di un giovane maschio. L’esame radiologico non ha evidenziato fratture o corpi estranei ingeriti. Il cigno, con tutta probabilità, era componente di una famiglia di quattro membri: sulle rive di Cisano, infatti, è scomparsa anche la femmina, madre dei due cuccioli che sono rimasti abbandonati a se stessi. «L’anno scorso abbiamo avuto un numero enorme di cigni e gabbiani morti da intossicazione botulinica – precisa il volontario del Cras – Potrebbe quindi trattarsi dello stesso fenomeno, che in questo caso non abbiamo potuto indagare con esami tossicologici perché non abbiamo i fondi per eseguirli». Peraltro la presenza del batterio risulta solo da test su animali vivi. Il batterio rilascia una tossina che si scatena soprattutto in condizioni di particolare caldo e di acqua stagnante. Per le persone non c’è nessun rischio, poiché la tossina non è trasmissibile all’uomo e non è infettiva. Ma le condizioni ambientali di questa estate ne favoriscono la presenza: l’eccesso di caldo, il basso livello delle acque del lago con conseguente poco ricambio di ossigeno.
Il Corriere di Verona – 12 novembre 2017